E’ stato un lavoro certosino, realizzato in poco più di due mesi e adesso è stato consegnato nelle mani della Procura di Siena. I giudici dovranno sfogliare una ad una quelle pagine, dovranno incrociare dati e approfondimenti tecnici e capire, dalle conclusioni se possano emergere novità sulle cause dell’incidente che ha ridotto in condizioni gravissime Alex Zanardi il 19 giugno scorso.
Ma ci vorrà ancora del tempo, data la mole di materiale restituito. Quello che sembra ormai certo e che emergerebbe dalla perizia a cui ha lavorato l’ingegner Dario Vangi e a cui hanno presentato le loro contro deduzioni i periti di parte del camionista, Mattia Strangi dell’università di Bologna e della famiglia Giorgio Cavallin di Padova, è che le rotture sull’handbike sarebbero state determinate dall’urto e dal post urto e non a un guasto meccanico. Così come non ci sarebbe stato alcun pessimo stato dell’asfalto con presenza di buche tale da giustificare una caduta. Ci sarebbero due ulteriori elementi. Il primo, quello legato alla velocità che la perizia considererebbe ‘sostenuta’ per il tratto in discesa che stava per essere percorso; il secondo, che il cellulare e il navigatore non avrebbero in alcun modo determinato un elemento di distrazione visto che non erano utilizzati in quel momento. Dario Vangi, il super perito dell’inchiesta sulla morte di Franco Ballerini durante un rally nel 2010 e dell’inchiesta sulla strage di Viareggio, ha terminato il suo lavoro ieri mattina e ha depositato la sua perizia tecnica. Su richiesta della Procura erano finiti sotto la lente di ingrandimento la ricostruzione della dinamica che aveva portato allo scontro tra l’handbike del campione bolognese e un tir lungo la strada provinciale 146 tra Pienza e San Quirico d’Orcia in provincia di Siena. In più, la perizia, doveva verificare la presenza o meno di malfunzionamenti sul mezzo di Zanardi o di eventuali guasti. I rilievi erano partiti il 16 luglio scorso con un sopralluogo guidato dalla moglie di Zanardi Daniela, al seguito della passeggiata e tra i primi a soccorrerlo, per verificare le condizioni del manto stradale e della segnaletica orizzontale e verticale. Al perito erano stati affidati anche la handbike di Zanardi e i computer di bordo sequestrati dai carabinieri subito dopo l’urto anche ad altri ciclisti che partecipavano alla staffetta tricolore. Docente all’Università di Firenze di progettazione meccanica e costruzione di macchine, l’ingegner Vangi è considerato un esperto nel campo dell’infortunistica stradale. Ha sviluppato diversi modelli per la ricostruzione degli urti, realizzato una pista per prove di crash in vera grandezza, costituendo un laboratorio di sicurezza e infortunistica stradale. Ha inoltre sviluppato un software per l’analisi e la ricostruzione dei tamponamenti e urti frontali a bassa velocità, per la determinazione dei principali parametri cinematici e per la correlazione tra urti e effetti lesivi sugli occupanti. A tutte queste prove è stata sottoposta la Zetabike di Zanardi, del peso di otto chili per 48 centimetri. E dai risultati di tutte queste prove, i giudici senesi aspettano risposte. La perizia ha ricostruito la traiettoria compiuta dal mezzo fino all’impatto o la presenza di eventuali errori umani. Ma chi attende risposte, oltre alla famiglia di Zanardi, è anche il camionista senese che era alla guida del mezzo pesante. Fino ad oggi rimane l’unico indagato. Su di lui la Procura ha aperto un fascicolo con l’accusa di lesioni gravissime. Un atto dovuto è stato più volte sottolineato. Il tir infatti non aveva oltrepassato la linea di mezzeria e l’uomo è risultato negativo a qualsiasi test sull’uso di alcol e droghe. Intanto Alex Zanardi continua la sua battaglia per la vita. Dopo essere rimasto ricoverato un mese all’ospedale di Siena ed aver lottato come un leone è stato trasferito in una clinica di riabilitazione in provincia di Lecco e, a seguito di complicanze, all’ospedale San Raffaele di Milano.