Una giornata dedicata interamente alla pace, ideata e organizzata dagli studenti di Rondine Cittadella della Pace. Questa è stata la“Wear White For Peace – Festa di Fine Estate” al borgo di Rondine, che quest’anno ha chiesto ai propri ospiti di indossare qualcosa di bianco per esprimere con un gesto semplice e simbolico il proprio impegno per la pace lanciando una campagna per la sensibilizzazione riguardo i conflitti che affliggono le terre di provenienza dei giovani dello Studentato (#wearwhiteforpeace).
L’iniziativa L’evento è stato creato e realizzato dai ragazzi, dagli amici e dai sostenitori di Rondine: «Essere qui, in tanti, è una grande gioia – racconta Yahel, una delle ragazze israeliane dello studentato -. Essere riusciti ad organizzare un evento così grande e aver portato persone da tutta Italia nella nostra oasi di pace, ci aiuta a capire come con impegno e azione si costruisca davvero un mondo diverso. Siamo tutti entusiasti, questa non è solo la nostra festa di fine estate, è la festa di tutte le persone che credono che un domani di pace sia possibile». La festa è iniziata nel più sportivo dei modi, con il Torneo della Pace, nel quale si sono sfidati in un triangolare le squadre di Rondine, OxfamItalia e una squadra formata dalle istituzioni del territorio. A trionfare sono stati i ragazzi e le ragazze di Rondine, felici di alzare al cielo la loro prima coppa della Pace. Giusto il tempo di una doccia e poi via a vestirsi di bianco in attesa di un importante ospite d’onore, il Cardinale Kurt Koch, atteso per la cerimonia di consegna dei diplomi di lingua italiana .
Il messaggio di pace «Questo è un luogo speciale dove di pace non si parla soltanto, ma di pace si vive – ha detto al suo arrivo il Cardinale Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani nel mondo -. Il dialogo interreligioso qui è possibile, è reale, in primis tra i cristiani d’Oriente e Occidente, fratelli troppo spesso lontani».
Eminenza, oggi, come mai prima d’ora nella storia dell’uomo, i cristiani vengono perseguitati nel mondo a causa del loro credo, i fatti degli ultimi giorni ne sono il triste esempio. Papa Francesco con i suoi appelli quasi quotidiani esorta alla pace, ma la Chiesa e i cristiani d’Italia, liberi di vivere la propria fede, cosa possono fare per i cristiani perseguitati nel mondo? «Mai come prima d’ora, i Cristiani vengono perseguitati per il loro credo. Si stima che circa l’80% dei cristiani nel mondo sia vittima di persecuzioni e violenze. Neanche in antichità, ai tempi dell’impero romano e dei martiri della fede, venivano uccisi e martoriati tanti cristiani. La Chiesa lavora infaticabile perché questa realtà abbia fine, affinché tutti i cristiani possano riunirsi ed essere liberi di vivere la propria fede. A questo proposito invito i cristiani d’Italia e di tutto il mondo a riunirsi in preghiera per i loro fratelli meno fortunati e invito voi della stampa a non tacere questa realtà di violenza e persecuzione, perché solo tramite consapevolezza e impegno, potremo costruire un futuro di unione e libertà di fede tra tutti i popoli».
Vivere a Rondine «Cambiare, cambiare davvero – ha spiegato Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine – partendo dalla fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità. Oggi la fiducia è in gran parte svanita e va ritrovata, rifondata e unita alla consapevolezza e al desiderio profondo di fare la differenza, per un futuro di pace. Vivere a Rondine? Questo va chiesto ai nostri ragazzi che sono qui per vivere una vera esperienza di pace. Crescere e imparare ad affrontare, sanare i conflitti che hanno dentro i loro cuori e la loro mente è possibile. Convivendo con chi è diverso e solitamente vissuto come nemico, dialogando con lui si trova una persona diversa da noi ma la si impara a conoscere, scoprendo che le diversità non sono per forza una barriera ma a volte un ponte. L’altro, il diverso, può diventare l’amico col quale costruire un altro domani» A Rondine è normale che tutte le grandi religioni monoteistiche si incontrino e dialoghino tra loro, non senza scontri. «Io sono palestinese e la parola pace per me è una parola complicata – ha raccontato poi sul palco della festa uno studente di Rondine -. Qui ho imparato ad esprimere tutta la rabbia e il dolore che mi porto dentro da sempre. Vivere la guerra ogni giorno è difficile e qui ho incontrato ragazzi lontani e diversi da me, ma vicini perché hanno capito e sentito anche loro sulla loro pelle questo dolore. Ho vissuto con ragazze e ragazzi israeliani e ho imparato a conoscerli e riconoscere in loro le mie stesse preoccupazioni. Il conflitto è in noi, non solo nelle nostre terre e ho capito che per cambiare bisogna ripartire da verità e giustizia, le uniche basi sulle quali potremo cambiare il nostro futuro».
#WearWhiteForPeace Tutti vestiti di bianco per la pace, questa è la campagna lanciata da Rondine in tutto il mondo tramite i social network, per sensibilizzare e scuotere le coscienze, con l’hashtag #WearWhiteForPeace. Da tutti i luoghi del conflitto, dal Caucaso, dal Medio Oriente, dal Mediterraneo, dagli Stati Uniti migliaia di ragazzi hanno risposto: tra loro anche tutte le Rondini d’Oro, gli ambasciatori di pace, ex studenti della Cittadella ritornati in patria dopo questa esperienza in Italia. «Il bianco è il colore della nostra bandiera, è il colore di Rondine – racconta un ragazzo del Caucaso -. Lo abbiamo scelto non perché è il colore della resa, perché noi non ci arrendiamo, anzi combattiamo e combatteremo anche domani, anche tornati a casa, la nostra “Guerra per la Pace”».