La Procura di Firenze e il Pm «hanno confermato la tesi che ho espresso fin dall’origine»: in lungarno Torrigiani «il tubo non si è rotto per cause naturali». Lo ha sottolineato il sindaco di Firenze Dario Nardella intervenendo in Consiglio comunale a Palazzo Vecchio. «Addirittura nella relazione dei consulenti di Publiacqua si profilava l’ipotesi dello smottamento dell’intera collina sovrastante» il lungarno, ha ribadito Nardella, però il primo che nel giorno del crollo, lo scorso 25 maggio, puntò il dito e parlò di ‘errore umano’- la causa «non è naturale ma umana, derivante appunto dalla gestione pregressa della rete».
Cosa deve fare Publiacqua Per questo «Publiacqua – ha detto il primo cittadino – prenda atto delle considerazioni tecniche del pm che riconosce la correttezza della tesi dei tecnici del Comune, formulata in una relazione che abbiamo presentato alla Procura. Inoltre tenga conto anche della tesi del genio civile e della Regione Toscana». Perché, ha concluso Nardella, il pubblico ministero «sembra invece aver censurato la tesi dei consulenti di Publiacqua, che addebitava ad una causa più naturale che umana la rottura del tubo e il conseguente crollo». «Una cosa è la responsabilità penale, altra è quella civile o gestionale». Per questo «continuiamo a sostenere un principio chiaro: chi sbaglia paga. E a pagare non possono essere e non saranno le bollette dei cittadini. Non ci sarà nessun rincaro».
Non scaricare le responsabilità sui cittadini I costi per i lavori di ripristino «dovranno essere sostenuti da Publiacqua, che se vorrà si avvarrà della propria compagnia assicurativa». Stessa cosa, ha spiegato, per i danni legati ad altri disagi legati al crollo, «penso alle auto danneggiate» perché scivolate nel cratere.