Da molti è stata definita ‘la scoperta del secolo’. Sicuramenteè tra le scoperte archeologiche più importanti e signficative dal punto di vista storico, archeologico e artistico. Per capire la portata di quanto fatto a Volterra con la scoperta e la campagna di scavi sull’Anfiteatro romano che non c’era, abbiamo parlato con Elena Sorge, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e di Livorno, direttore degli scavi.
Quale è stata l’emozione più grande e quale il timore, o la paura più grande?
“La gioia più grande, indubbiamente, aldilà della scoperta dell’Anfiteatro, che comunque è e resta “la scoperta”, perché tutto quello che è venuto a cascata in qualche modo è sempre secondario a questa scoperta, sono gli aspetti nuovi che emergono. Comunque vada, se ci riferiamo quindi a questo insieme di gallerie sotterranee, si tratta di emozioni uniche, indescrivibili. Fanno parte delle gioie profonde, vere, dell’esistenza. La paura più grande è subito seguita, intanto, dal fatto che questa meraviglia potesse non essere solida così come appariva. E poi, subito a ruota, che potessimo non trovare le risorse per completare gli scavi, cosa che se si dovesse verificare, al momento, considererei un delitto”.
Ci può far capire l’importanza delle ultime scoperte in ordine di tempo, come gli spazi sotterranei da poco venuti alla luce, nonché se ci sono altri particolari interessanti, scaturiti durante le ultime giornate di scavo?
“Le scoperte degli ultimi giorni hanno indubbiamente accresciuto l’importanza di questo monumento. La perfezione della costruzione, lo stato di conservazione, il fatto che poi il monumento sia giunto a noi in qualche modo integro, è del tutto inaspettato. Queste caratteristiche, come dire, fanno alzare parecchio il punteggio di questo monumento tra i “colleghi” del genere. La cosa più interessante obiettivamente è questa. Questo insieme di gallerie, che dovevano consentire l’accesso alla città e verso i vari settori delle gradinate stesse, sono eccezionali, ma non da meno è la scoperta dei vari ordini di gradinate che dovevano servire in tutti gli altri settori del monumento. Non è da dimenticare, del resto, che queste gallerie erano già state trovate nell’anno passato, seppure in condizioni di conservazione mediocri”
In definitiva, quanto è importante questo ritrovamento, di cui non si supponeva neanche neanche l’esistenza, per l’inquadramento storico di Volterra nel periodo romano?
“Questo monumento cambia sostanzialmente il “peso” della Volterra romana. Finora la si considerava una città romana di un certo spessore. Peraltro già un teatro di tale importanza pareva se non eccessivo, altamente significativo, per una città che per altri versi non appariva così importante in epoca romana. La scoperta dell’Anfiteatro, che è il monumento romano per eccellenza, emblema stesso della romanità, ci costringe, anzi direi che costringe gli storici, ad un ripensamento globale sul ruolo e sull’importanza della Volterra romana”.
Marco Buselli