Pubblicato da Cesvot il nuovo ebook “Il volontariato toscano e i finanziamenti comunitari. Mappatura dei progetti e percorsi di empowerment” con i risultati della ricerca condotta da Silvia Cervia dell’Università di Pisa sui progetti del terzo settore che in Toscana hanno ricevuti finanziamenti europei nel triennio 2010-2012. Con il concludersi della programmazione 2007-2013 e il delinearsi delle nuove linee di finanziamento comunitario per il 2014-2020, Cesvot ha pensato di analizzare il dinamismo del Terzo settore, e in particolare del volontariato, nell’ambito della progettazione europea con l’obiettivo di fare il punto sullo stato dell’arte e approntare possibili strategie di supporto. Dall’analisi emerge un quadro preoccupante e il terzo settore sembra confermare una tendenza ormai nota: l’Italia usa poco i fondi europei. Anche il mondo del non profit, infatti, investe poco in progettazione europea, come dimostrano i dati toscani studiati da Silvia Cervia: nel 2010-2012 hanno beneficiato dei finanziamenti comunitari solo 66 enti non profit. Andando nel dettaglio scopriamo che 8 enti hanno intercettato i finanziamenti del Fears (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) per un totale di 17.750 euro; 11 del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) per 1.328.000 euro e 47 del Fse (Fondo sociale europeo) per un importo totale di quasi 3 milioni di euro.
Un’analisi sul settore dei servizi A beneficiare maggiormente dei finanziamenti europei sono soprattutto le cooperative sociali. Le associazioni di volontariato e di promozione sociale sono soltanto 20 su 66. Inoltre proprio sull’asse dedicato all’inclusione sociale, l’ambito che in cui dovrebbe essere più forte la progettazione del terzo settore e in particolare del volontariato, si rileva una bassa presenza di associazioni. «Un dato che in futuro sarà destinato a produrre forti criticità perché – come sottolinea Rita Banchieri nella sua introduzione al testo – quello dell’inclusione sociale è un asse che nel 2014-2020 vedrà l’intensificarsi delle risorse Fse che si attesteranno su questa misura intorno al 20% del totale». La ricerca ha inoltre evidenziato che nella quasi totalità dei casi, le associazioni e gli enti che hanno beneficiato dei finanziamenti comunitari potevano contare su due elementi di forza: la disponibilità all’interno dell’associazione di una o più persone dedicate alla ricerca dei bandi e alla progettazione e la capacità di fare rete e quindi di individuare più agevolmente una serie di partner con i quali sviluppare il progetto. «Risulta indispensabile irrobustire gli assetti organizzativi tramite una formazione specifica rivolta alla sensibilizzazione e all’acquisizione di competenze, ma nello stesso tempo – conclude Silvia Cervia – è necessario, come risulta dalle esigenze espresse dagli intervistati, fornire un’assistenza professionale che favorisca l’esito positivo di tali processi».