Secondo la 21esima edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani realizzato in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, i 104 capoluoghi italiani si allontanano sempre più dai valori di vivibilità ambientali. A Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone i risultati migliori. Agrigento è ultima. La Toscana non eccelle e si attesta sulla media con punte negative come Arezzo, Grosseto, Prato e Massa.
Gli indicatori 18 gli indicatori selezionati quest’anno per confrontare tra loro i capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili).
La classifica Le prime cinque città in classifica sono Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone ma per capire la brutta aria che tira nei nostri centri urbani basta sbirciare le prestazioni dei comuni che dovrebbero essere al top. Trento, per intenderci, ha valori eccessivi di biossido di azoto, Verbania e Belluno perdono un terzo dell’acqua immessa in rete, Pordenone depura poco più della metà dei suoi scarichi fognari. Non è difficile, allora, immaginare qual è la situazione in fondo alla classifica, dove si collocano Agrigento, Isernia, Crotone, Messina, Catanzaro e Reggio Calabria. Le città medio-piccole del nord Italia se la passano meglio. Anche se tra le prime 10 in classifica troviamo ben tre città del centro, Oristano, L’Aquila e Perugia.
La Toscana non è il paradiso che sembra Verdi colline lussureggianti, vigne e uliveti secolari, mare cristallino, oasi termali e città d’arte: questa è l’immagine che fa del paesaggio toscano uno dei più amati al mondo. La bellissima Toscana “da cartolina” però, sembra essere un miraggio rispetto alla Toscana che emerge dai dati di “Ecosistema Urbano”. Secondo questo rapporto di Legambiente, i dieci capoluoghi toscani non si collocano in una posizione invidiabile: dobbiamo aspettare il 32esimo posto per trovare la prima città toscana, Livorno. Per non parlare del posizionamento delle altre. Pisa segue al 43esimo posto, ma è ancora nella media (per un soffio), con Siena 57esima e Firenze che si piazza al 60esimo posto. Si scende a picco sotto la media italiana con Lucca 65esima e Pistoia 68esima. Bollino nero per Arezzo, Grosseto e Prato, rispettivamente ai posti 70, 71 e 72 della graduatoria. Ultima toscana classificata è Massa, col suo negativo 83esimo posto, subito dopo la caotica Roma e inaspettatamente vicina a Napoli e Torino. I dati emersi da questo rapporto annuale di vivibilità ambientale fanno precipitare la Toscana in un buco nero: vedere lo spaccato di questa situazione ad un primo sguardo può sorprendere. Dovremmo invece riflettere su come vengano amministrate le nostre risorse se consideriamo che le classifiche di quest’anno si concentrano sulla qualità delle politiche ambientali dei nostri capoluoghi di provincia e osservano in modo più approfondito quello che l’amministrazione locale fa, o non fa, per migliorare la mobilità, la gestione dei rifiuti e delle acque e, in generale, la qualità del proprio territorio. L’insieme dei dati ci dice, ancora una volta, che le città italiane vanno a tre velocità: sono lente, lentissime e statiche. Legambiente ci dice anche che in numerose città europee le cose vanno diversamente: Barcellona, Bilbao, Londra, Malmö, Copenaghen, Vienna e Amburgo, per citarne solo alcune, mostrano ognuna a modo suo una capacità di ripensarsi e di ovviare allo spreco di risorse che caratterizza l’Italia. La rigenerazione passa o almeno tenta di passare attraverso piccoli e grandi interventi di trasformazione, tesa a cancellare gli errori del passato e accrescere la qualità dei servizi e la vivibilità.
Il Sistema Italia comparato con quello toscano Nel complesso, l’inquinamento atmosferico resta ancora a livelli di emergenza. In particolare, aumentano le situazioni critiche nei comuni più grandi. Le politiche urbane sulla mobilità, uno tra i principali fattori di pressione sulla qualità dell’aria, non sembrano ancora portare i risultati sperati. I dati sugli spostamenti in auto e moto, supportati da un tasso di motorizzazione ancora in leggero aumento, mostrano come la diffusione sistematica della mobilità nuova (piedi e bici integrati con trasporto pubblico efficiente) sia una realtà ancora lontana. Solo a Bolzano le politiche di mobilità sono riuscite a limitare gli spostamenti motorizzati privati al di sotto di un terzo degli spostamenti complessivi: per la Toscana, Siena la migliore e Grosseto la peggiore. Mentre sono 26 le città in cui gli spostamenti in auto e moto superano i due terzi del totale. Benevento e Salerno si confermano le eccellenze italiane nella raccolta differenziata. Continua a risentire della congiuntura economica negativa la produzione di rifiuti. Nel 2013 la produzione pro capite scende a una media di 541 kg/abitante (-3,4% rispetto all’anno precedente), mentre la raccolta differenziata arriva al 40,8% (+3,9%). Al di là del valore medio, lo sviluppo della raccolta differenziata mostra ancora gruppi fortemente polarizzati. A fronte di un terzo dei comuni che non raggiunge nemmeno quell’obiettivo del 35% previsto per il 2006, ve ne sono altrettanti che superano abbondantemente il 50%. Otto di questi – tra cui Benevento e Salerno – hanno praticamente raggiunto o superato l’obiettivo di legge del 65%, ponendo le basi per lo sviluppo di un’economia circolare basata sul riciclo e riuso delle risorse che è una dei pilastri fondamentali dell’agenda europea per il 2020. Per regione, è sconcertante il dato che vede la Campania battere la Toscana per 44 a 42% (nonostante il caso unico di Napoli). Il dato sulla dispersione dell’acqua conferma un panorama molto variegato: si passa dall’8% di Foggia al 77% di Cosenza, attraverso il 30% di Massa. Per la depurazione, in testa alla classifica troviamo 43 capoluoghi in grado di servire più del 95% degli abitanti, tra questi 11 raggiungono quota 100%, riuscendo a coprire la totalità della popolazione.