La Banca d’Italia ha comunicato il piano concordato con il Governo per la soluzione della crisi di quattro banche in amministrazione straordinaria: tra queste c’è la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Il Governo ha deciso: Banca Etruria non è più una società cooperativa ma una Spa, decretando la fine dell’assemblea coi suoi 62mila soci, delle azioni e dei diritti ad esse collegati. Le perdite economiche sono disastrose, dalle poche migliaia di euro fino alle centinaia. La vecchia Banca Etruria è stata messa in liquidazione coatta amministrativa e tutte le sue sofferenze sono confluite in un’unica bad bank, una sorta di contenitore senza licenza di banca, in cui sono stati concentrati i prestiti in sofferenza che residuano una volta fatte assorbire le perdite dalle azioni e dalle obbligazioni subordinate e, per la parte eccedente, da un apporto del Fondo di Risoluzione. Nella Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio Spa sono invece confluiti i depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie, ed i crediti verso la bad bank. Questa Nuova Banca, detta anche banca ponte, si presenta priva di passivo, solida e con un capitale di 442 milioni di euro suddiviso in 10 milioni di azioni interamente sottoscritte dal Fondo nazionale di risoluzione. Roberto Bertola è l’Amministratore Delegato della Nuova Banca Etruria Spa, secondo il provvedimento della Banca d’Italia. Bertola affianca nel cda il presidente, Roberto Nicastro, e la consigliera Maria Pierdicchi che sono stati inseriti in tutti e quattro i cda delle banche-ponte predisposte con l’operazione di salvataggio delle quattro banche del centro Italia.
L’appello di Confindustria «Il Fondo di Risoluzione, con l’avvalersi di una Banca Ponte, era una soluzione necessaria. Ora resta da salvaguardare Banca Etruria per tutto il nostro territorio – sottolinea Andrea Fabianelli presidente di Confindustria Toscana Sud -. Questo significa che, per quanto si insista nel dire che correntisti e azionisti non subiranno ripercussioni non è affatto così. Gli azionisti di Banca Etruria avranno una perdita pressoché totale dei loro investimenti. La Nuova Banca Etruria dovrà essere un volano per l’economia toscana e nazionale, sperando che resti una banca del territorio. Mi auguro che gli imprenditori della Toscana siano pronti ad investire nella Nuova Banca Etruria».
La preoccupazione di Unioncamere «Poteva andare peggio». Con queste parole riassume la sua preoccupazione e amarezza il presidente di Unioncamere Toscana Andrea Sereni. «E’ stata evitata la peggiore delle ipotesi a cui potevamo andare incontro – aggiunge -. I correntisti sono salvi e questo deve farci tirare un sospiro di sollievo. Di certo non potrà essere così per gli azionisti. Anche le obbligazioni subordinate pagheranno un caro prezzo. Sono molti i nodi ancora da sciogliere. Molte delle nostre aziende vanno tutelate. Non è ancora chiaro: quali andranno a finire nella Bad-Bank e quali no? Questa Nuova Banca Etruria inaugura una fase non semplice. Il primo intento del territorio dovrà essere quello di operarsi affinché non venga smantellata la nostra Banca. Perché Banca Etruria non è solo la Banca di Arezzo, ma di tutto il Centro Italia. Un’altra incognita importante è quella dei posti di lavoro. Migliaia di lavoratori attendono di sapere quale sarà il loro destino. Anche il gigante Unicredit taglierà 7-8mila posti di lavoro in esubero e prevede di chiudere circa il 15% delle sue filiali. Da questa operazione noi non ne usciremo indenni, ma data la situazione, i danni sono stati limitati».
I soci parlano di «esproprio» «Nuova Banca Etruria Spa: un esproprio per legge dei diritti degli azionisti». A sostenerlo è Vincenzo Lacroce, presidente degli Amici di Banca Etruria, associazione che dal 2011 riunisce i soci della banca. «C’è tanta amarezza per la modalità con cui è stata fatta questa operazione aggiunge -. Guardando l’intervento fatto venti anni fa nei confronti del Banco di Napoli, e quello del 1981 per Banco Ambrosiano, ci saremmo aspettati più rispetto per gli azionisti di Banca Etruria. Il mio telefono sembra impazzito. I soci mi chiamano da tutta Italia infuriati. Quello che è stato approvato ieri con un decreto è un vero e proprio esproprio dei diritti dell’azionista. Il Fondo di Risoluzione non parla da nessuna parte dei vecchi soci. Ma chi lo ha detto che devono andare in Bad-Bank? Chi lo ha stabilito?»
Addio Fondazioni «Le fondazioni di Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e le tre di Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti molto probabilmente non esisteranno più. Le fondazioni erano azioniste della Banca e, come i piccoli soci, saranno spazzate via da questo decreto. Tutti gli azionisti perdono tutto, così anche loro, con pesanti e inevitabili ricadute nel tessuto sociale. Per non parlare degli azionisti che, come è successo tante volte in Banca Etruria, sono anche clienti della banca. Delusi e arrabbiati, è probabile che non vogliano più dare fiducia a Banca Etruria e portino via i loro risparmi. Sarebbe un vero e proprio abbandono».
L’augurio di un risanamento «Non è stato toccato neanche un posto di lavoro e non verrà toccato in futuro. Questi erano gli accordi e saranno rispettati. Quello che mi preoccupa è il futuro del territorio. Banca Etruria rinasce a nuova vita con sofferenza zero, perdita zero e con un capitale da 442 milioni di euro. Ma che cosa si vuol fare di questa banca? Il capitale è molto più che sufficiente per ripartire – conclude Lacroce -. Si farà il rilancio perché è radicata nel territorio o se ne farà una cessione a pezzetti? Noi soci eravamo a favore di un aumento di capitale col fondo interbancario, ma è stato scelto diversamente. Ora siamo nelle mani del Dottor Nicastro: che ci guidi attraverso questa rinascita, che prima di tutto spero sia un risanamento».