FIRENZE – Sono 121 i femminicidi avvenuti in Toscana negli ultimi 15 anni, nel periodo che va dal 2006 al 2020. Nello stesso periodo 41 sono stati i minori che sono rimasti orfani a seguito di questi fatti di sangue.

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Sono queste le cifre più drammatiche che emergono dal tredicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere.
L’Osservatorio regionale sulla violenza di genere realizza il monitoraggio del fenomeno attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai nodi delle reti territoriali antiviolenza, a partire dai Centri Antiviolenza presenti sul territorio. Il documento è stato presentato durante una iniziativa organizzata a Palazzo Strozzi Sacrati alla presenza dell’assessora al sociale Serena Spinelli e dall’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini in vista della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in programma il 25 novembre.

Assessora Spinelli: «La violenza è un fenomeno trasversale tra le classi sociali, segno della persistenza nella società di una cultura patriarcale»

«Ancora un volta – ha affermato l’assessora alle politiche sociali Spinelli – emerge come la violenza sia un fenomeno trasversale tra le classi sociali, segno della persistenza nella società di una cultura patriarcale che vuole relegare il ruolo della donna in una dimensione di inferiorità. Il rapporto annuale realizzato dall’Osservatorio sociale regionale per noi resta uno strumento importantissimo di conoscenza, di valutazione, di consapevolezza sia del fenomeno sia dell’adeguatezza e dell’efficacia delle misure che mettiamo in campo sul fronte della prevenzione, della protezione e della presa in carico delle donne vittima di violenza di genere. È una fotografia che ci consente un monitoraggio attento ed il risultato di una grande lavoro di rete fatto grazie ai dati raccolti dai centri antiviolenza, dalle associazioni, dai consultori e dalla rete del codice rosa».

Assessore Nardini: «Pandemia ha reso drammaticamente più evidenti le disuguaglianze che già esistevano»

«Questa pandemia – ha affermato l’assessora alle pari opportunità Nardini – ha reso drammaticamente più evidenti le disuguaglianze che già esistevano, le ha acuite, ha allargato il gender gap. Occorre lavorare sempre più sulla prevenzione e sulla promozione di una cultura diversa, fondata su rispetto, parità, non discriminazione, a partire dalle giovani generazioni e dalle scuole per destrutturare intollerabili stereotipi di genere ancora esistenti. Ed è altrettanto fondamentale garantire alle donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita dalla violenza tutte le condizioni per poter davvero tornare libere e autonome, come le misure che abbiamo già messo in campo per sostenere il reinserimento lavorativo insieme ai nostri centri per l’impiego e ai centri antiviolenza toscani. Siamo quindi a lavoro su più fronti. Per colmare il gender gap saranno preziose le risorse del Pnrr e quelle della nuova programmazione dei fondi europei, un’opportunità che dobbiamo sfruttare al meglio per sanare le disuguaglianze esistenti. Vinceremo davvero questa battaglia e quella contro la violenza se ci impegneremo tutte e tutti insieme, perché non stiamo parlando di ‘un problema delle donne’, ma dell’intera società. Per questo dobbiamo chiedere agli uomini di essere al nostro fianco in questa battaglia».

Lunga scia di sangue e violenza in Toscana

Il rapporto documenta con evidenza la lunga scia di sangue e di violenze che interessa anche la nostra regione e che continua a allargarsi (le cronache del 2021 segnalano almeno altri 4 casi) presentando un evidente filo conduttore: la grande maggioranza di questi eventi hanno la loro radice nella relazione di coppia (81 casi),  una parte minore, ma non meno importante all’interno di relazioni parentali, in particolari quella madre/figlio (13 casi).
Rispetto al quadro nazionale, due elementi caratterizzano la situazione toscana: un elevato numero di femminicidi tra donne anziane (le donne oltre i 75 anni vittime di femminicidio in Toscana negli ultimi 5 anni sono state il 35,1% del totale, contro il 16,7% a livello nazionale) e una proporzione maggiore di donne straniere, che rappresentano il 32,4% delle donne uccise per motivi di genere nel territorio regionale, contro il 23,4% a livello nazionale.

Questa strage di donne, che continua in Toscana come nel resto del nostro Paese, nasce da un contesto nel quale molte donne si sentono profondamente a rischio: basti pensare che nel solo 2020  ben 3.132 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza. Si tratta di donne in larga misura tra i 30 e i 49 anni (il 60% ) che dichiarano di aver subito violenza psicologica (85% dei casi) spesso accompagnata da violenza fisica (60,9%), o anche economica (27,.2%), o con l’aggiunta di minacce (21%). E in molti casi si tratta di situazioni di lunga durata:  il 36% di queste donne segnala che queste situazioni drammatiche si protraggono da oltre 5 anni.

Davanti a questi scenari numerose sono le attività messe in atto che il Rapporto sulla violenza evidenzia con cura e che qui riassumiamo.

I Centri antiviolenza
I Centri antiviolenza svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale alle donne che subiscono violenza, ed ai loro figli; realizzano inoltre azioni di sensibilizzazione e formazione svolgendo attività di raccolta ed analisi dei dati sulla violenza.
In Toscana sono presenti 24 Centri antiviolenza, distribuiti su tutto il territorio regionale. Nel corso degli anni si è assistito ad una ramificazione della loro presenza nel territorio, soprattutto grazie all’apertura di sportelli locali, per un totale di 96 punti di accesso.
Il percorso di uscita dalla violenza è stato avviato o è proseguito nel 2020 da 2.473 donne (pari a circa il 79% di quelle che si sono presentate per la prima volta al centro). In tutto sono stati 3099 i primi accessi ai centri.
I servizi di cui hanno effettivamente usufruito le donne in percorso sono, in larga misura, ascolto (91%), accoglienza (77,3%) e consulenza psicologica (52,7%) e ancora orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale, consulenza legale, sostegno all’autonomia.

Le Case rifugio
La Casa rifugio è una struttura dedicata a indirizzo segreto nella quale la donna, sola o con i propri figli, e con il sostegno di operatrici formate sulle tematiche della violenza di genere, non solo viene messa in sicurezza ma inizia un percorso complesso di uscita dalla violenza.
Sul territorio regionale sono presenti 20 Case rifugio, per 126 posti letto disponibili. Nel corso del 2020 sono state ospitate 112 donne e 110 figli o figlie. Le donne straniere sono state 84, pari al 75% del totale.

I Centri per uomini autori di violenza
Gli uomini che hanno effettuato l’accesso a uno dei 5 Centri sul territorio regionale nel 2020 sono stati 139. Il 33, 8% ha concluso il programma, il 48,2% lo ha interrotto o abbandonato.
L’obiettivo principale del lavoro con uomini autori di violenza è l’interruzione della violenza, l’assunzione di responsabilità e la costruzione di alternative ad essa, al fine di evitarne le recidive.

Il Centro di documentazione dell’Istituto degli Innocenti
I dati raccolti dal Centro evidenziano come nel 2020 i minori vittime di maltrattamenti sono stati 3.331. Nello stesso anno il numero dei casi di violenza cui hanno assistito dei minori è stato di 1.869.

La Rete regionale Codice Rosa
E’ quella che definisce le modalità di accesso e il percorso socio sanitario per le donne vittime di violenza.
Dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2020 nei Pronto Soccorso della Regione Toscana si sono registrati 23.786 accessi in “Codice Rosa” e, dal 2013 al 2020, il dato per genere mostra un totale di 16.117 adulte e 1.831 minori.

Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori (Crrv)
Il Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori (Crrv) presso il Dipartimento Assistenziale Integrato Materno-Infantile (Daimi) dell’Azienda ospedaliera di Careggi ha registrato nel 2020 28 accessi, di cui 25 per violenza sessuale/abuso, che hanno riguardato 19 donne adulte e 6 minori.

I Consultori
Le persone assistite dai Consultori nel 2020 per casi di abuso e maltrattamento sono state 752 su un totale di 3.638 accessi.
Le donne rappresentano il 78% del totale: sono, in termini assoluti, 586, di cui 100 minorenni, mentre gli uomini sono 166, il 22%, di cui 85 sotto i 18 anni.
Le 3.638 prestazioni hanno riguardato per il 33,6% del totale casi di mal- trattamento fisico, il 36,2% di maltrattamento psicologico e il 22,4% situazioni di negligenza genitoriale. Per quanto riguarda gli abusi sessuali, questi costituiscono il 7,8% dei maltrattamenti registrati, in aumento costante rispetto agli anni precedenti – erano il 4,9% nel 2018 e il 5,9% nel 2019.

Servizio di Emergenza Urgenza Sociale (Seus)
Il servizio di pronto soccorso “sociale”, la cui sperimentazione operativa coinvolge un terzo delle zone distretto toscane ed è attualmente in fase di implementazione, è intervenuto tra il 2018 e il 2020 circa 2.300 volte, di cui oltre 730 nel 2020: 148 sono stati i casi di attivazione per violenza di genere, 120 sono stati quelli legati a episodi di conflittualità familiare, 6 per abusi sessuali.