Sei tonnellate di prodotti ittici e diverse attrezzature da pesca sequestrati, sei persone denunciate ed oltre 80.000 euro di sanzioni. Sono i numeri di 10 giorni di intensi controlli (dal 10 al 20 marzo) effettuati dagli uomini della Guardia costiera con l’operazione “Palinurus” coordinata dal secondo Centro Controllo Area Pesca. Nelle attività sono stati impegnati 120 uomini, su 16 unità navali e 24 mezzi terrestri, che hanno effettuato complessivamente 400 controlli, di cui la metà in mare ai pescherecci professionali in attività di pesca ed allo sbarco, nonché ad unità impegnate in pesca dilettantistica.
20mila euro di sanzioni per attività vietate in mare Sette in tutto, gli attrezzi da pesca sequestrati, e quasi 20mila euro le sanzioni inflitte di cui 4mila ad un pescatore sportivo di Cecina, sorpreso a salpare sulla propria barca da diporto una rete professionale di alcune centinaia di metri. A Portoferraio, due pescherecci sono stati sorpresi con a bordo alcuni esemplari vivi di aragosta, la cui cattura è vietata in questo periodo dell’anno. A Livorno due pescherecci sono stati sanzionati per aver navigato e pescato al di fuori delle zone autorizzate nella licenza di pesca.
Indicazioni ingannevoli e mancata tracciabilità le frodi più comuni Sulla filiera ittica, gli ispettori pesca della Guardia costiera, impegnati a terra, hanno concentrato l’attenzione sulle attività commerciali di produzione, distribuzione, stoccaggio di prodotti ittici, nonché nei negozi al dettaglio e nei ristoranti. E’ in quest’ambito che si sono registrate le più numerose violazioni, sia amministrative che penali, considerate anche le maggiori quantità di merce da controllare, non proveniente dalla pesca locale, ma da attività di importazione. Circa 60mila euro le sanzioni applicate. In particolare, gli uomini della Capitaneria di porto di Livorno hanno sottoposto a sequestro un ingente quantitativo di circa 5 tonnellate di confezioni di cibo per gatti, destinato al mercato nazionale, contenenti indicazioni ingannevoli e fraudolente per l’acquirente. Il tutto è accaduto nella provincia di Arezzo, dove una grossa ditta di mangimi etichettava e distribuiva scatolette contenenti specie segnate come pregiate, quali il “bianchetto” (specie giovanile della sardina), ma in realtà rivelatesi come comunissimo pesce. Il vero “Bianchetto”, la cui cattura è attualmente vietata nelle acque nazionali, è stato sequestrato a Cecina. Migliaia di esemplari, per circa 8 chili, sono stati trovati bordo di un’auto guidata da un settantenne di Rosignano segnalato alla Procura di Livorno per detenzione di specie ittiche allo stato giovanile. I sigilli sono scattati anche per 100 chili di pesce, tra fresco e congelato, detenuto da altri due operatori, uno nella provincia di Pisa ed uno a Livorno, dove specie di pregio (triglie, moscardini, polpi, sogliole, aragoste e granseole) sono state trovate senza alcuna documentazione accompagnatoria che ne attestasse la provenienza (cosiddetta “tracciabilità). Per lo stesso motivo, altri 200 chili sono stati bloccati a Viareggio, dove gli uomini della Capitaneria hanno setacciato ristoranti, pescherie e grossisti, evitando che prodotto non controllato arrivasse sulle tavole di ignari consumatori.