Primo Bersani ma vince Renzi. Potrebbe essere questa la sintesi di ieri in attesa del secondo turno. Il giorno dopo una tornata elettorale si va a caccia di vincitori e vinti. E questa volta, a mio parere, le cose sono più complicate di come appaiono. Intanto riduciamo, per semplicità, il ragionamento ai due principali contendenti del centro sinistra, anche perché hanno talmente concentrato i voti che per gli altri si è trattato di fare da comprimari e poco più.

Dunque Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, l’uno primo e l’altro secondo sul piano nazionale, l’uno secondo e l’altro primo il dato toscano. Potremmo dire che hanno vinto entrambi, Bersani che ha dimostrato di avere intorno a sé consensi ben oltre il gruppo dirigente del Partito, e Renzi che ha ottenuto un risultato ben oltre il suo stesso Partito.

A vincere poi sono stati i milioni di italiani (poco più di tre milioni) che hanno deciso di dire la loro con il voto, togliendosi due euro di tasca. Una voglia di partecipazione che rinfranca i pessimisti e allarma Beppe Grillo.

A questo punto, rimane da capire chi ha perso questo primo round delle primarie. È illuminante, a mio parere, un tweet del giornalista Corrado Formigli che a ieri notte scriveva: «Comunque finisca il ballottaggio queste primarie cambiano il Pd più di un'elezione». Ecco sì, ad essere sconfitto è un certo Partito Democratico, non quello dei votanti , ma quelli di chi i votanti dovrebbe organizzarli. E cioè quei gruppi dirigenti, funzionari e stipendiati a vario titolo, che vivono di politica e pensano di manovrarne i risultati. Quasi sempre in favore di un proprio tornaconto personale, di carriera o altro.

Ad essere sconfitte, infatti, sono proprio quelle federazioni, soprattutto in Toscana, ancora fortemente organizzate che tentano, ormai bisogna usare questo verbo, di determinare prima i risultati elettorali, così da mettersi d’accordo tra di loro subito dopo. Insomma, potremmo fare esempi infiniti. Ma non è tempo.

Ad essere sconfitti sono la segreteria regionale del Pd e quella fiorentina, ma anche la senese e quella grossetana e via andando. Ad essere sconfitti sono i parlamentari Pd che anche ieri denunciavano l’arrivo in massa degli elettori del centrodestra (Luca Sani di Grosseto) quando invece il migliore risultato Renzi lo ottiene proprio nelle roccaforti di sinistra.

Insomma, ad essere sconfitto è un certo modello di organizzazione politica, che ormai resiste solo nel Pd e poco più. La tecnocrazia è la grande sconfitta. Non è più adatta a comprendere la società, e non solo perché non ci sono più le scuole di partito (ricordate le Frattocchie del Pci?) ma perché ormai non c’è più bisogno del Federale che dal centro va nella periferia a “raccontare” quel che accade, detentore della verità e della linea del partito.

Con il nuovo Millennio, Internet 2.0 ci ha messi tutti in rete e tutti possiamo farci un’idea di Renzi o di Bersani, ci possiamo addirittura parlare direttamente, senza la mediazione di questo o quel dirigente politico. Un tempo si distribuivano l’Unità, l’Avanti! o il Popolo la domenica mattina agli iscritti nelle città come nelle campagne. Oggi che con la Rete tutto è centro e niente è più periferia non c’è bisogno dei giornali di partito. E nemmeno delle strutture di partito. La gente che vota sa benissimo quello che vota (anche quando rimane a casa e si astiene) e nessuno potrà più farle credere che “gli asini volano” solo perchè lo dice il giornale o il funzionario di partito.

È l’epoca che stiamo vivendo, bellezza! È così. Si rassegnino gli stipendiati e comincino a guardarsi intorno. Dalle loro federazioni, da domani, passeranno sempre meno le decisioni importanti. Forse qualche poltrona ancora ma per poco ancora.

A Siena ad esempio la federazione del Pd è composta ancora da un numero nutrito di dirigenti e funzionari ed erano tutti schierati per Bersani, compreso l’uomo, un tempo forte del partito, Franco Ceccuzzi. Solo quattro sindaci (che già rivendicano il ruolo di moschettieri) su 35 si sono schierati da subito con Renzi (Scaramelli, Bozzi, Spanu e Valentini). E cosa è accaduto è sotto gli occhi di tutti. Ma qualcuno prova a voltarsi dall’altra parte, come lo stesso Ceccuzzi, unico al momento candidato del centrosinistra per la poltrona di sindaco a Siena, che oggi preferisce minimizzare e parlare di qualità della vita a Siena anziché del risultato (leggi). O come altri che si limitano ad esultare per il grande risultato ottenuto nell’affluenza alle urne.

Ora c’è solo da passare dalle parole ai fatti e “rottamare” non solo gli uomini ma anche il modello novecentesco di fare politica che ormai è superato, come certe ideologie. Quel che verrà di nuovo ancora non si sa. Spetta a chi incarna quel risultato, a Siena come in Toscana, rovesciare il tavolo del partito. Far riconoscere la sconfitta a chi fa finta di niente, mette la testa sotto la sabbia, parla d’altro e minimizza.

Ah, s'io fosse fuoco