Trentadue vani, 11mila metri quadri di verde e una vista mozzafiato: questa è Villa Wanda, la storica dimora di Licio Gelli sulle colline di Arezzo, che ritorna a disposizione dell’ex-venerabile dopo il sequestro preventivo dell’immobile del 2013, avvenuto per reati fiscali. Sì perché la prima – e unica – udienza del processo a Licio Gelli e familiari, svoltosi nel Tribunale di Arezzo, si chiude con la prescrizione di tutti i reati e la decadenza del sequestro dell’immobile, che torna così in mano alla famiglia. Lo Stato, avendo contestato ai Gelli un’evasione fiscale per 17 milioni di euro, sequestrò Villa Wanda preventivamente. L’allora sostituto procuratore di Arezzo Roberto Rossi – oggi capo della stessa Procura – convinto che la famiglia avesse architettato delle ipoteche e una vendita fasulla per evitare il sequestro, voleva evitare che la residenza venisse sottratta a un’eventuale esecuzione da parte dello Stato, che rivendicava il pagamento del debito fiscale. Di qui l’accusa di sottrazione fraudolenta di imposte.
Sei giorni che fanno la differenza Il dissequestro fa notizia non solo per i protagonisti della vicenda, ma anche per la sua dinamica.L’estinzione del reato è scattata infatti per soli sei giorni: la cessione della dimora dalla Vali Srl – la società dei figli Raffaello, Maurizio e Maria Rosa – alla Sator Srl, della moglie Gabriela Vasile e del nipote di Gelli Alessandro Marsili, è avvenuta il 2 luglio 2007. Da allora sono trascorsi i sette anni e mezzo previsti dal codice, scaduti esattamente il 2 gennaio 2015. Quindi, che la cessione di allora fosse stata fittizia – come ipotizzò la procura – o meno, ormai i termini sono scaduti e il caso è stato chiuso per questo motivo dal giudice Gianni Fruganti. Un sigillo che comunque sta sollevando perplessità e interrogativi. Ma che è stato messo in punta di fioretto, anzi di diritto.