di Antonio Fiore
Ci siamo avventurati in quella parte di Italia che stranamente non è stata raccontata come quelle storie di famiglia che vengono lasciate in un dimenticatoio per poi scoppiarti, in un modo o nell’altro, in mezzo al petto. Siamo diretti a Matera, città in “un’altra terra”. Abbiamo imboccato la strada provinciale 308 “Tre confini”, una ex strada statale che si snoda parallelamente al corso del fiume Bradano. Ai più sembrerà qualcosa di passato ed obsoleto, una carreggiata per senso di marcia e par quasi che, qui, l’asfalto sia solo un lungo respiro per riprendersi dai vasti terreni coltivati in un assordante silenzio. Questa strada è il finis terrae tra la storia rurale-contadina ed il futuro. Il progresso, se volete. Ma come cambierà questa realtà meridionale e quali le novità che la abbracceranno ora che il 2019 proietterà questo presepe a cielo aperto in Europa? Ce lo ha raccontato Serafino Paternoster, responsabile dell’Ufficio Stampa del Comune di Matera. Una grande vittoria, per Matera e la Basilicata tutta. Per taluni era impossibile e dopo la proclamazione non sono mancate le polemiche. E’ vero però che negli ultimi anni la Città dei Sassi ha ripreso in mano le redini della propria bellezza. Quel lungo e tortuoso percorso, avviato da Rosi e Pasolini, ha trovato un numero crescente di estimatori e curiosi.
Qual è stato, dunque, il percorso che ha permesso a Matera – la capitale emblematica della Civiltà Contadina secondo antropologi e sociologi – di proiettarsi nel futuro e divenire capitale europea della cultura?
«Il nostro percorso arriva da molto lontano grazie alla felice intuizione nel 2008 di un gruppo di ragazzi che decisero di dare una spinta al cambiamento della città e dei suoi cittadini. Si riunirono nell’associazione Matera 2019 e furono loro a lanciare l’idea di candidare Matera. Rispetto alle altre, quindi, quella di Matera è stata una candidatura partita da basso, dai cittadini e non dalle istituzioni. In questi cinque anni abbiamo avuto tutto il tempo per lavorare sul fronte della partecipazione dei cittadini, della dimensione europea dei progetti e sul massimo coinvolgimento delle istituzioni lucane».
La scelta della commissione, converrà con me, è stata coraggiosa. Perché Matera? Quale la carta vincente?
«Va subito precisato che quello di capitale europea della cultura non è un concorso di bellezza. Quello che ha convinto la giuria è il lavoro che abbiamo realizzato in questi anni e, soprattutto, il progetto di prospettiva che abbiamo proposto attraverso il dossier di candidatura. Abbiamo proposto per il 2019 non una fabbrica di eventi , ma un percorso di cambiamento del territorio che passa attraverso un arricchimento di competenze con cui si vuole formare l’abitante culturale».
Volendo abusare di una citazione di Leonardo Sinisgalli “girano molti lucani per il mondo ma nessuno li conosce”. Cosa cambia con il 2019? Quali le reali opportunità e come verranno realizzate?
«Così come abbiamo fatto in questi anni non guardiamo al 2019 come a un traguardo, ma come a un percorso che arriva a quell’anno e prosegue anche dopo. Il risultato lo abbiamo toccato con mano prima con l’ingresso nella short list e poi con la proclamazione di Matera. Da questo momento in poi noi rappresenteremo l’Italia della cultura in Europa e questo non può che facilitare anche il riconoscimento dei tanti lucani che girano il mondo. Fra l’altro nelle prossime settimane punteremo anche a coinvolgere i tantissimi lucani che vivono nel resto del mondo che subito dopo la proclamazione ci hanno manifestato grande affetto e grande disponibilità a sostenere il lavoro che dobbiamo fare. Matera 2019 è per noi un’opportunità per creare una cultura aperta, in tutte le sue molteplici declinazioni: aperta perché accessibile a tutti; aperta nei confronti dei pensieri e delle sensibilità; aperta perché disponibile al dialogo. Ecco perché abbiamo chiamato il nostro progetto “Open future”».
Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, che ha parlato di “primo grande segnale che Matera-La Basilicata ce la può fare e con lei tutto il mezzogiorno”. Ma ancora “Un applauso alle concorrenti perché insieme si può far grande l’Italia e l’Italia in Europa”.Non una contrapposizione ma una collaborazione. Quali sono i progetti con le altre candidate?
«Da sempre stiamo dicendo che per noi il cammino è solo iniziato e se non avessimo vinto avremmo comunque realizzato le cose che abbiamo progettato. E da sempre diciamo che occorre fare rete con le altre città che, come noi, hanno impiegato tempo e risorse per i loro progetti. Non è un caso che l’idea di Italia2019, fatta propria dal Parlamento italiano con l’approvazione di uno specifico ordine del giorno, sia stata lanciata proprio a Matera. Nel dossier, scaricabile dal nostro sito internet, sono specificati i progetti che intendiamo realizzare in particolare con le altre 5 città entrate insieme a noi nella short list».
Tra Siena e Matera un ponte nel nome dell’olio Intanto Siena e Matera si uniranno nel segno ed in nome dell’ulivo e dell’olio extravergine di oliva, prodotto alimentare fondamentale per la cultura mediterranea e connaturato nella storia dei due capoluoghi, quello toscano e quello lucano. Il 28 ed il 29 novembre 2014, a Siena, si terrà l’Assemblea Nazionale delle Città dell’Olio. Sarà l’occasione per tendersi la mano e sancire l’incontro e la collaborazione, dopo la contrapposizione delle candidature per diventare Capitale Europea della Cultura 2019, e favorire l’incontro tra il sindaco di Siena, Bruno Valentini, ed il sindaco di Matera, Salvatore Adduce.