Lasciate da parte “Il libro della giungla”, le lontananze esotiche, i tempi dell’impero inglese, té in veranda e battute di caccia alla tigre, partite di cricket sotto il sole tropicale e divinità dai nomi impronunciabili. Ruyard Kipling non è solo l’India, le colonie, un mondo inghiottito dalla storia.
Prendete per esempio “Puck il folletto”, un libro per tutte le età. Un libro con cui Kipling ritorna a casa, sempre che l’Inghilterra possa davvero essere la sua casa, e non piuttosto il più meraviglioso di tutti i paesi stranieri dove sia mai stato, come diceva.
Racconta Ottavio Fatica nella nota all’edizione Adelphi che per Kipling la macchina era una sorta di macchina del tempo. Sulla quattro ruote prendeva e partiva come gli altri, solo che riusciva a vedere ciò che gli altri non riescono a vedere, perché bene che vada è solo roba da ragazzi.
Andava scorrazzando per l’isola che non c’è, per quell’Inghilterra piena per lui di meraviglie e di misteri stupefacenti. Un giorno in macchina nella campagna inglese era un giorno in un museo fatato dove tutti i pezzi sono vividi e reali e, al tempo stesso, deliziosamente mescolati con i libri
Ed ecco dunque il Colle Fatato che non è solo un luogo di una mappa fantastica, è una torre di avvistamento per scrutare la storia e le storie, per far emergere dal buio dei tempi i personaggi, le leggende, ciò a cui è bello restituire la parola. Ecco Puck, fauno di shakespeariana memoria, che racconta ai bambini di cavalieri normanni, di pirati vichinghi e di centurioni romani del Vallo di Adriano.
Raccontando ai bambini, ma restituendo a tutti gli occhi con cui i bambini sanno ancora alimentare la meraviglia.