Il tratto emiliano della variante di valico dell'autostrada A1, inaugurata oggi dal premier Matteo Renzi, Castiglione dei Pepoli (Bologna), 23 dicembre 2015. ANSA/GIORGIO BENVENUTI
Il tratto emiliano della variante di valico dell'autostrada A1, inaugurata oggi dal premier Matteo Renzi, Castiglione dei Pepoli (Bologna), 23 dicembre 2015. ANSA/GIORGIO BENVENUTI
Foto Ansa

Dopo oltre cinque anni di indagini e approfondite consulenze tecniche, è stata archiviata a Bologna l’inchiesta sulle frane nelle aree appenniniche interessate dagli scavi per realizzare le gallerie della Variante di Valico dell’autostrada A1, opera inaugurata a dicembre 2015. L’archiviazione del fascicolo, rimasto sempre a carico di ignoti per i reati di disastro colposo e frana, è stata firmata nei giorni scorsi dal Gip Rita Zaccariello, che ha accolto la richiesta del Pm Morena Plazzi.

L’inchiesta sulla variante L’indagine era nata nel 2011 dalle denunce di un comitato di residenti nella zona di Ripoli, nel comune di San Benedetto Val di Sambro, che avevano segnalato danni alle proprie abitazioni, in concomitanza con i lavori per l’autostrada che varia il tracciato tra Bologna e Firenze. La decisione è arrivata dopo che, a gennaio 2015, il Gip Andrea Scarpa aveva rigettato una prima richiesta di archiviazione, rimandando gli atti alla Procura e ordinando ulteriori accertamenti sulla fase di progettazione. Proprio l’integrazione alla consulenza tecnica disposta dalla Procura è citata nel decreto di archiviazione.

Le motivazioni I nuovi risultati, scrive il giudice, hanno «corroborato le valutazioni pregresse circa l’inidoneità di un piano di monitoraggio inclinometrico e piezometrico preliminare alla progettazione – sovente prospettato, ma mai attuato – a confermare la complessità geometrica e geologica dei corpi di frana interessati dagli scavi, essendo corpi ‘complessi, difficilmente definibili geometricamente e caratterizzati da più superfici di scorrimento a varie profondità». Il Gip ritiene dunque condivisibili le conclusioni del Pm sull’impossibilità di attribuire una responsabilità soggettiva penalmente rilevante per quanto riguarda l’attivazione dei movimenti franosi. «Peraltro – osserva il giudice – le indagini svolte hanno dimostrato che, al prodursi di tali movimenti franosi, tutti i responsabili dei lavori hanno tempestivamente adottato le iniziative e le misure tecniche più idonee ed efficaci per monitorare il fenomeno e limitare le conseguenze dannose». Parole sottolineate dall’avvocato Guido Magnisi, difensore di Autostrade per l’Italia, che «è molto soddisfatta del risultato». Il legale, osservando che così come per la prima richiesta di archiviazione, non c’erano state opposizioni delle parti, ha commentato: «Si tratta di un’annosa vicenda, oggi conclusasi nel migliore dei modi. Definitivamente».