Dopo sette mesi di pausa, sono ripresi a dicembre gli scavi archeologici a Vetulonia, che hanno permesso di riportare alla luce l’intera domus etrusca, unica in Italia, risalente a 2400 anni fa, che venne scoperta a maggio 2010.


I resti – La nuova casa aristocratica, nel quartiere di Poggiarello-Renzetti, uno dei quartieri  della città etrusco-romana di Vetulonia, è emersa in tutto il suo splendore riportando in vita aspetti della vita quotidiana degli etruschi, prima mai conosciuti agli storici. La nuova campagna di scavi ha permesso di scoprire due nuovi ambienti che fanno ben comprendere la grande estensione della casa signorile; altri vani continuano a svilupparsi sotto terra  in direzione nord-ovest e nord-est. Dovrebbe trattarsi di una casa ad atrio, ovvero impostata su un atrio centrale a cielo aperto, con tetto a quattro falde displuviate e vasca centrale dell’impluvio a terra per raccogliere le acque piovane e l’ingresso, ancora da scavare, doveva aprirsi verosimilmente  verso la via dei Ciclopi, una strada minore, perpendicolare al decumano, che si inerpicava sulla collina dove è disteso il quartiere parallelamente alla  via Ripida sulla quale si apre la casa di Medea. I due nuovi ambienti della casa scavati facevano parte della zona residenziale della casa. Nella scorsa campagna erano stati messi in luce il settore della dispensa, dei magazzini, con gli orci e le anfore per contenere e conservare gli alimenti, l’olio e il  vino; la nuova campagna di scavo ha proseguito in quella che doveva essere la sala  da pranzo, il triclinio, dove i signori della domus si ritrovavano a consumare i pasti distesi sui loro letti conviviali. La stanza da pranzo era in origine intonacata e sull’intonaco si estendeva la decorazione pittorica a colori vivaci ed i resti di questo intonaco dipinto si sono conservati su uno dei muri del vano.Nella stanza sono rimasti alcuni arredi di marmo, come sostegni a forma di colonnino e basette, che forse sorreggevano piccole tavole dove appoggiare i vasi e gli alimenti del banchetto; una vaschetta di marmo ornata da una testina di animale. “Abbiamo ritrovato il piede di bronzo di uno di questi lettini (kline) – spiega la direttrice scientifica del museo, Simona Rafanelli -, dove ci si sdraiava per  mangiare e resti di vasellame, come una bella brocca interamente  conservata, un bacino per triturare e condire le pietanze, resti di anfore  per il vino”. Ma soprattutto questa stanza ha conservato uno splendido pavimento intero in cocciopesto, impreziosito dall’inserimento di alcune tesserine da un centimetro di marmo bianco. Sul pavimento era tutto il crollo dell’ambiente, con le pareti di argilla, il soffitto, le tegole grandissime (anche un metro quadrato) e i coppi del tetto, e molti resti di travi in legno del tetto, con i chiodi, bruciati a terra. Il tutto rimasto lì intatto, a terra, da almeno 2400 anni, senza che nessuno (nemmeno Isidoro Falchi, lo scopritore di Vetulonia) ancora lo avesse scoperto e riportato alla luce.


Prossimi recuperi – “Stanno riemergendo dalla terra le stanze delle case aristocratiche di cui parlava Isidoro Falchi e che nessuno finora era riuscito mai a vedere – dice ancora Rafanelli -: i resti dell’intonaco dipinto danno ragione al Falchi che, alla fine del 1800, descriveva pareti di case signorili nella città antica di Vetulonia decorate con colori vivaci (rosso, giallo, azzurro). La storia ritorna dalla terra a confermare le parole di questo grande uomo “malato” di archeologia e di amore per il passato e per il nostro territorio. Ogni stanza della casa ci aiuta a ricostruire un pezzo di storia degli Etruschi di Vetulonia che, prima del grande incendio che distrusse la città, riuscirono forse a mettersi in salvo portando via alcuni oggetti di pregio. Le campagne di scavo future ci permetteranno di scoprire tutta la domus, con tutte le sue stanze superstiti e con gli oggetti che gli antichi abitanti hanno dovuto lasciare dentro la casa”. La Banca Monte dei Paschi di Siena sostiene dal luglio 2009 gli scavi nel quartiere etrusco-romano di Vetulonia. Questa attuale rappresenta la quinta campagna finanziata dalla banca senese.


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