Lorenzo Sampieri è il capolista di “Popolo Toscano. Riformisti 2020”, l’unica lista alleata al Pd alle prossime elezioni regionali in sostegno alla riconferma di Enrico Rossi a Governatore della Toscana. Un passato e un presente da socialista, è stato anche due volte Priore del Leocorno (dal 1999 al 2004 e dal 2009 al 2010). Per la sua attività di commercialista si è occupato del contenzioso fiscale che vide le Contrade protagoniste del contenzioso con l’Agenzia delle Entrate sui compensi ai fantini.
Perché oggi ha scelto di candidarsi al Consiglio regionale in una lista di appoggio a Enrico Rossi?
«In primo luogo perché quella a sinistra è la mia collocazione naturale. Sono sempre stato socialista e moderato, un tempo si sarebbe detto riformista se questa parola non fosse ormai del tutto abusata. E se non mi sono esposto in prima persona in passato è solo perché avevo, ed ho, una mia professione che mi permette di vivere senza politica, come dovrebbero fare tutti coloro che ritengono questo come un impegno a tempo e un dovere civico. Oggi, tuttavia, sento che anche nella nostra città c’è bisogno di dare un contributo e la lista “Popolo di Toscana. Riformisti 2020” è un ottimo laboratorio politico e culturale che vede insieme moderati, socialisti, democratici e cattolici. L’ho ritenuta un’occasione per mettermi in gioco con i miei valori e le mie esperienze».
Lei è un senese doc, contradaiolo e già Priore di Contrada. Che idea si è fatto della crisi che sta interessando la nostra città?
«L’idea che è fallito un certo sistema di potere e che le responsabilità siano molte e distribuite a tutti i livelli, anche se il principale è evidentemente politico. Lo si vede anche da questa competizione elettorale dove, ad esempio, io sono uno dei pochi senesi candidati, in particolare a sinistra. Qualcosa vuole pur dire. Riguardo poi alla situazione economica il territorio e la nostra città sono purtroppo presi nella morsa della crisi internazionale e nazionale, aggravata anche da quello che è accaduto alle più importanti realtà, prima fra tutte il Mps. Banca e Fondazione avrebbero dovuto, dicevano, farci da scudo contro la crisi ed è capitato invece che ci hanno fatto da zavorra. Oggi un’epoca è finita e con essa i personaggi che l’hanno caratterizzata e occorre che tutti ci rimbocchiamo le maniche».
Che ricetta propone per uscire dalla crisi?
«Siena è (era?) un polo di ricerca scientifica e biomedicale di caratura nazionale se non internazionale. Inefficienza, scarsa capacità, molte promesse non mantenute, ne hanno decretato una profonda crisi ma forse non la morte. La Regione deve impegnarsi e favorire chi vuole investire in questo settore. Le buone notizie, ad esempio, che arrivano da Toscana Life Sciences sono il segnale che non tutto è perduto, anche se qualcuno dovrà dare risposta in tempi brevi a quanti hanno perso il posto di lavoro in SienaBiotech. Poi, abbiamo materie prime uniche al mondo, il territorio, la natura, l’arte, la storia, la qualità alimentare. Un prodotto globale è uguale ovunque, ma un prodotto artigianale, alimentare, culturale/artistico potrà essere solo senese e toscano. Per questo sarà unico al mondo».
Quali sono le priorità che come lista “Popolo Toscano. Riformisti 2020” intendete portare avanti una volta rappresentati in Regione?
«È stata presentata al presidente Rossi una lista di priorità, ma la prima resta il lavoro, senza il quale non c’è sviluppo economico né tantomeno sociale. Insistiamo, poi, perché questa Regione liberi i cittadini e le imprese dalla burocrazia, sempre più asfissiante. Ormai la sovrapposizione delle competenze fra Stato, Regione, Province, Comuni, pesa in modo insopportabile e anche gli atti più semplici sono rallentati da processi burocratici insopportabili, inefficienti e costosi, che finiscono per aggravare una situazione compromessa da una fiscalità elevatissima. A Siena, poi, si aggiunge una Sovrintendenza paesaggistica particolarmente lenta nell’assumere decisioni, con il risultato che la richiesta più elementare (anche semplici pannelli solari sul tetto di una casa) richiede tempi biblici. Poi c’è tutto il tema dei servizi pubblici locali che necessitano un ripensamento complessivo. La concentrazione dei servizi è utile, ma va gestita con attenzione: più si allontana il centro decisionale, meno si recepiscono i bisogni e le istanze dei cittadini. Se poi questo vuol dire dover creare strutture sovra comunali va bene, ma non prescindendo dalle esigenze territoriali, altrimenti si concentra il potere a livello regionale e le esperienze fino ad oggi vissute non sembrano tutte esaltanti, sanità, rifiuti, acqua, trasporti e altro». G.T.
Intervista pubblicata da Il Corriere di Siena, 14 maggio 2015