Una delle frasi che hanno fatto maggiormente discutere, ad una settimana dall’inaugurazione della sua sede elettorale, collocata in via delle Carrà a Firenze, è stata per il candidato alle regionali delle ‘Liste per il si’ Tommaso Fattori, quella in cui ha ‘accusato’ l’attuale governatore della Toscana di essere un concorrente non di sinistra. Agenziaimpress.it ha incontrato Fattori per farsi spiegare il perché di questa definizione nei confronti di Enrico Rossi. «Noi pensiamo che Rossi abbia fatto delle scelte molto precise che sono state dire ad esempio che la Toscana deve diventare il laboratorio di applicazione del Jobs Act, che questa regione sostanzialmente non applicherà il referendum sull’acqua pubblica e andrà verso la creazione di grande compagnia di gestione privatizzata, ha scelto di dare una valanga di soldi alle scuole private, ha scelto di fare una legge elettorale incostituzionale che è quella con cui andremo a votare ed inoltre Rossi ha scelto la controriforma sanitaria che significa smaltimento della sanità pubblica in Toscana e lento avvio della sanità privata. Queste scelte fanno dell’attuale governo Rossi molto distante da quelli che sono i principi ed i valori della sinistra. E’ ovvio che questo sta portando ad uno sconquasso nell’elettorato, nella cittadinanza, che ha sempre pensato invece alla Toscana come un faro anche in Europa e nel mondo di un sistema che mette al centro di tutto welfare, solidarietà sociale e diritti per tutti. Se questo si sgretola e ovvio che c’è da costruire un progetto che sia in grado di rispondere a quelli che sono i bisogni chiave dei cittadini e credo che questo sia il progetto del Si».
Dunque a quale tipo di elettorato rivolgete le vostre campagne e battaglie in questa corsa alle prossime elezioni?
«Stiamo cercando di intercettare quella gran parte dell’elettorato di sinistra toscano, che è la maggioranza in questa regione, che è deluso e sconcertato dalla politica del governatore Rossi e di rivolgersi anche ad una gran parte di indecisi, di astenuti. Non è questione da poco che il governo Renzi ha coscientemente scelto di decidere come data delle elezioni il prossimo 31 maggio, quindi accanto al ponte del 2 giugno, di fatto incentivando la fuga del voto libero, e contando sul voto delle filiere clientelari. Noi invece cerchiamo di intercettare non solo il voto libero ma di far si che tutto quel pezzo di Toscana, io la definisco migliore, sia parte attiva del nostro processo, contribuisca a scriverne le parti fondamentali e faccia parte del nostro percorso ora e dopo le elezioni».
Che bilancio fare degli incontri avuti al suo comitato, sia di persona che tramite web? Quali i temi principali su cui è stato sollecitato?
«Direi innanzitutto il tema del lavoro: quello che stiamo cercando di fare è costruire insieme a gruppi di economisti, ricercatori, gruppi di cittadini, chi ha perso il lavoro, chi lo sta cercando o chi sta uscendo dall’università, una strategia complessiva per la nostra regione che valorizzi le vocazioni territoriali, che sia capace di ragionare in termini di reti di impresa, di investimento in tecnologie, soprattutto verdi, perché se non abbiamo una visione di strategia industriale in questo momento, si rischia di veder distruggere lentamente il tessuto produttivo regionale».