“Dobbiamo prendere atto che un pezzo del partito, che in questo momento è la maggioranza, si è allineato al volere delle opposizioni”.
Per il sindaco di Chiusi (Si) Juri Bettollini, in una intervista andata in onda su Tele Idea mercoledì 27 gennaio, questo è il dato politico sul quale ragionare per trarre la conseguenza che dal momento che la maggioranza degli iscritti del Pd non lo candiderebbe per il secondo mandato, si sente sfiduciato come Sindaco.
Nella stessa intervista Bettollini dice di voler convocare quanto prima il consiglio comunale dove aprire un dibattito su questo tema e capire se deve dimettersi o meno. Si parla di un mandato che è comunque di imminente scadenza, sostanzialmente in caso di dimissioni si parlerebbe di un paio di mesi di commissariamento. Ciò che accade a Chiusi non è frutto di un fulmine a ciel sereno. Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro, andare alla scorsa estate quando in gioco c’erano le candidature per il consiglio regionale. Bettollini si mise a disposizione per una candidatura al consiglio regionale, convinto del fatto che l’area Dem del Pd avrebbe volentieri puntato su di lui. La candidatura non arrivò e la cosa fece molto infuriare Bettollini che agli inizi di agosto annunciò per iscritto al suo segretario provinciale Andrea Valenti di lasciare il partito, restituendo la tessera. Allo stesso tempo usó termini ‘forti’ verso la lista che il Pd aveva candidato alle regionali, composta a suo dire da “cinque anonimi e un consigliere uscente”, invitando alle ultime regionali a votare il solo candidato Eugenio Giani e a non dare il voto di lista al Partito democratico.
La tessera Juri Bettollini non la riprenderà e lo strappo delle regionali non verrà ricucito. Così si arriva a questi giorni di gennaio, con il Pd che vuole sondare gli iscritti per capire come è recepito il sindaco uscente, se ricandidarlo o meno ed eventualmente con quale formula, se allargare o meno la coalizione. In sostanza sessantadue iscritti su 120 hanno detto che se si trovasse qualcuno al posto di Bettollini, che non ha a questo punto più la tessera del partito, da candidare per i prossimi cinque anni male non sarebbe.
Tanto è bastato a Bettollini per mettere in discussione non solo il futuro ma anche il presente del suo mandato. Il partito democratico, intanto, fa trapelare che non ha sfiduciato nessuno, che la consultazione degli iscritti è una prassi consolidata in ogni comune dove si vota per le amministrative, anche perché lo statuto prevede le primarie e se a Chiusi vi fosse uno degli iscritti che le chiedesse bisognerebbe concedergliele. “Chiusi sta vivendo una situazione complicata, come tutto il nostro paese. Ma non è aperta nessuna crisi, è aperto un confronto politico sul futuro amministrativo della città”, scrive il segretario del Pd provinciale Andrea Valenti, “Una cosa sicuramente emerge con forza alla consultazione di sabato: la necessità di costruire un’alleanza ampia, che compatti e rafforzi il campo del centrosinistra. Ho sempre trovato riduttiva la vocazione maggioritaria del Pd, oggi poi mi sembra smentita dai fatti e dagli assetti”.
Le forze alle quali guarderebbe il Pd di Chiusi, per allargare la maggioranza (oltre al Psi attualmente in coalizione), sono Possiamo e probabilmente M5S, formazioni che hanno sempre criticato l’operato del primo cittadino. Uno su tutte la vicenda del carbonizzatore, quando contro l’insistenza del sindaco sulla realizzazione del progetto Acea, si schierò praticamente tutto il paese. Una frattura nella comunità mai sanata e che probabilmente per il Partito democratico rappresenta il vero problema legato al nome di Bettollini.