Contestazioni a Siena per Susanna Camusso. Al grido “vergogna, venduti” è stato interrotto il convegno sul tema del lavoro e della contrattazione al quale è intervenuto il segretario nazionale Cgil. Alla protesta hanno partecipato circa 30 rappresentanti di Cobas, Link e Das dell’Università di Siena che hanno puntato il dito contro l’accordo interconfederale recentemente sottoscritto da Confindustria, Cgil Cisl, e Uil «che di fatto fa rinunciare i lavoratori al diritto di sciopero» ha detto ai giornalisti a margine della protesta Lorenzo Costa in rappresentanza delle associazioni  – facendoli diventare collaborazionisti dei datori di lavoro. Il sindacato ha tradito i lavoratori 20 anni fa  e oggi non ha il coraggio di parlare in piazza ma si chiude in un albergo a quattro stelle». Gli autori della protesta hanno esposto nella sala dove si svolge il convegno, prima di essere allontanati dagli organizzatori, uno striscione con su scritto “la concertazione uccide il lavoro”. Sui volantini distribuiti si legge inoltre «il recente accordo interconfederale rappresenta uno degli attacchi più forti ai diritti dei lavoratori, una delle tappe di epilogo del processo di trasferimento del modello Marchionne a tutto il mondo del lavoro». I lavori del convegno sono subito ricominciati senza repliche da parte dei relatori. Intervenendo poi sull'accordo con Confidustria durante il suo intervento, Susanna Camusso ha sottolineato: «Si è fatto un'operazione senza escludere nessuno e ridato valore al senso della contrattazione».  

Lavoro, no a nuove forme di flessibilità La segretaria nazionale Cgil era arrivata poco prima a Siena e a margine del convegno si è intrattenuta con i giornalisti. Tra i temi più urgenti, secondo Camusso, il Consiglio dei Ministri di domani che dovrà «fare provvedimenti che diano spazio all’occupazione dei giovani e non bisogna costruire nuove forme di flessibilità che sarebbero esattamente l’opposto delle necessità di cui ha bisogno il Paese. Bisogna cambiare la distribuzione del reddito in questo Paese – ha aggiunto Camusso -. I provvedimenti che il Governo si appresta a varare vanno visti in coerenza con le scelte europee. Sono strumenti che non vanno mai trascurati perché tutto quello che si può fare per creare lavoro e dare prospettive va bene, ma è assolutamente poco rispetto alla dimensione del problema». La segretaria Cgil si è poi soffermata anche sulla delicata situazione senese: «Siena vive come tutto nostro Paese gli effetti del processo di deindustrializzazione e riduzione della produzione manifatturiera che è il segno della crisi. Per questo, a Siena come in altre città il tema per ripartire è “come si investe per ricostruire”. L’occupazione che c’è oggi è assolutamente insufficiente per la forza lavoro esistente e respinge tutte le nuove generazioni che hanno tassi di disoccupazione record. I giovani oggi tendono immaginarsi un futuro fuori da questo Paese».

La questione “ammortizzatori sociali” Susanna Camusso ha ricordato come la Cgil «ha posto fin dall’inizio di questo Governo il tema degli ammortizzatori sociali e abbiamo continuato a dire al Presidente del Consiglio di fare decreti che eroghino per davvero quel miliardo che è nel primo provvedimento, anche se per le nostre stime, non serviranno a coprire le necessità di quest’anno». Non bisogna avere facile ottimismo, la profondità della crisi è tale che se anche ci fosse un segno non negativo sull’andamento dell’economia questo si tradurrà immediatamente nella ripresa del lavoro e quindi non necessità di ammortizzatori. Per questo continuiamo a insistere, ammortizzatori unico elemento che mantiene una corretta distribuzione del reddito. Sugli ammortizzatori è intervenuto anche l’assessore al lavoro della Regione Toscana Gianfranco Simoncini (leggi) presente al convegno: «I 550 milioni di euro stanziati per tutte le Regioni sono fermi ma comunque insufficienti. Con la parte che tocca alla Toscana noi riusciamo a coprire solo le domande fino al 17 aprile. Si riconferma dunque la richiesta già fatta al Governo: ci vuole almeno un altro miliardo per arrivare alla fine dell’anno e, al tempo stesso, chiediamo che i soldi che ci sono arrivino perché ci sono lavoratori senza stipendio da mesi. Ricordo che abbiamo dovuto bloccare le autorizzazioni alla cassa integrazione al 30 gennaio e a quella in deroga al 28 febbraio».