Alla fine la pressione era così forte e insostenibile che Bruno Valentini ha dovuto mollare la cima. Ha retto per tutto il solleone agostano sul nome di alto profilo che aveva individuato ma poi non ce l’ha fatta. Esce così di scena, signorilmente, Francesco Maria Pizzetti, entra la giovane e bella vicepresidente nazionale di Confindustria Antonella Mansi. Il sindaco di Sovicille, Alessandro Masi perde un cittadino fresco di residenza ad Ampugnano, mentre Stefano Scaramelli a Chiusi ne acquista una. La formalità dell’antica regola dello Statuto che vuole il vertice della Fondazione Mps residente in provincia di Siena è così rispettata (non sappiamo se anche la legge sulla concessione della residenza anagrafica).

Da giorni, ormai, il Sindaco era sotto tensione, anche psicologica: continui e tesi incontri con i vertici istituzionali e politici, sottoposto ad attacchi mediatici sui giornali nazionali e locali, persino una convocazione della Magistratura; e alla fine non ha retto la presa. Ha scelto di ritirare il “suo” uomo e accettare una donna al vertice di Palazzo Sansedoni. L’ultimo colpo gli è stato inferto dal presidente della Provincia, Simone Bezzini, che, dopo aver lavorato in silenzio, ha scelto modi e tempi perfetti per imporgli l’ultimatum: prendere o lasciare. E Bruno Valentini ha lasciato, prendendo l’unica candidatura vera della terna proposta.

Per tutti, si tratta di una sconfitta sul piano politico. E di fatto, inutile negarlo, lo è. E a memoria non ricordiamo altre vicende in cui il Sindaco di Siena finiva per soccombere a decisioni altrui in un tema così importante quale la Banca e la Fondazione. Epici gli scontri tra Pierluigi Piccini (Comune) e Sandro Starnini (Provincia) sullo Statuto alla fine degli anni ’90, ma ebbe quasi sempre la meglio il primo; lo stesso valse per i successivi confronti-scontri Maurizio Cenni e Fabio Ceccherini, dove il primo, alla fine, aveva sempre l’ultima parola.

Vedremo adesso se Valentini avrà forza e capacità di trasformare questo epilogo inatteso in suo favore. Certo, ammettere la sconfitta invece di dare la responsabilità della candidatura di Pizzetti a qualche Blog cittadino, sarebbe già un segnale di ripartenza. Il segnale che certe sconfitte non contano quando si ha davanti la visione d’insieme sul futuro della città.

Certo, il clima intorno al primo cittadino si è un po’ raffreddato e quel’entusiasmo che aveva raccolto intorno al movimento Siena Cambia, in grado di diventare il secondo movimento in città con il 10% dei voti, sembra in via di scioglimento. Occorrerà, allora, correre subito ai ripari e dimostrare che quelle parole d’ordine con le quali si era imposto nell’aprile scorso alle primarie del Pd sullo sfidante Alessandro Mugnaioli, sono ancora tutte valide, rottamazione, cambiamento, innovazione, merito, competenza. Occorrerà una chiamata alle armi con gli amici che da subito lo hanno sostenuto, occorrerà dimostrare in Consiglio Comunale che è in grado di imporre i suoi uomini. A proposito, in settimana sono convocate le commissioni per la elezione dei presidente di Affari Generali, Cultura e Assetto del Territorio. Da chi la spunterà capiremo chi l’avrà spuntata politicamente.

Intanto, pur nella sconfitta sul presidente, qualche risultato Valentini lo avrebbe ottenuto, visto che nello stallo creato, ha saputo tenere botta al tentativo di conferma in Deputazione Amministratrice di un paio di nomi che certo il nuovo non erano. E poi la indicazione di una figura di grande esperienza come Giorgio Olivato, già dirigente di Banca Toscana, uomo della vecchia guardia, di quelli fedeli alla banca come un tempo venivano sfornati, dovrebbe essere garanzia per il Sindaco e per la città. Così come lo potrebbe essere il futuro Provveditore, visto che l’attuale Claudio Pieri, cui è stato rinnovato l’incarico fino a dicembre, va dicendo in giro che è pronto a farsi da parte non appena gli verrà richiesto.

La calda estate della politica senese sembra finire domani quando si riunirà per la terza volta la nuova Deputazione Generale che, finalmente dovrebbe scegliere il nuovo gruppo dirigente della Fondazione. A loro spetterà il compito di guidare Palazzo Sanseoni alla dismissione di altre azioni di Mps per rientrare del debito con le banche creditrici, a loro il compito di dare indicazioni e strategie alla banca e di tenere testa alla coppia che domina Rocca Salimbeni Profumo-Viola. Ne saranno capaci? Vedremo.

Solo allora capiremo se la Antonella Mansi, fortemente sostenuta dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e che gode della stima del suo predecessore in Confindustria toscana, il senese della Torre, Sergio Ceccuzzi, che ha grandi relazioni in città e amicizie di antica data (da studente amava frequentare la Contrada della Lupa) saprà essere l’uomo giusto. Pardon, la donna perfetta.

Mi sia permessa, infine, una breve nota. Lo scorso 29 agosto su I l Corriere della Sera, Sergio Rizzo ha tracciato un quadro di quel che accadeva a Siena definendolo “rissa delle contrade” e dividendo i contendenti in due schieramenti: innovatori e conservatori. Personalmente non condivido quella lista tra chi (Rossi, Bezzini, Ceccuzzi, oltre a Profumo e Viola) cercherebbero di “far fare un passo indietro alla politica locale” ed i “sostenitori del precedente gruppo dirigente della Fondazione” (facendo quasi intendere che potrebbe esserci lo stesso sindaco Valentini). Evidentemente non è così. Avrò modo di confrontarmi personalmente con lui venerdì 13 settembre prossimo quando parteciperà ad Arezzo (Circolo degli artisti, ore 18.30) alla presentazione del mio libro “Scandalosa Siena”.

Ah, s’io fosse fuoco