VAL D’ORCIA – La Val d’Orcia contava 47 strutture ricettive nel 1992, salite a 352 nel 2007 e a 489 nel 2019 per una crescita complessiva del +950%. Inoltre, nel 1992 le presenze turistiche nelle strutture ricettive della Val d’Orcia erano state 79.459;

nel 2007 354.835, nel 2019 623.429 per un saldo positivo del +690%. Una crescita economica tangibile – destinata ad aumentare ancora negli anni post Covid – grazie al valore di un paesaggio iconico nel mondo, accompagnata da investimenti e da una reputazione in costante aumento anche sui social network; un fenomeno da oltre 200 mila citazioni al giorno.

E’ un’anticipazione su quanto emerge dal saggio giornalistico Valore Val d’Orcia, il fenomeno del paesaggio italiano più iconico al mondo (primamedia editore) scritto da Lorenzo Benocci e Cristiano Pellegrini che sarà presentato sabato 25 settembre (ore 17) alla Cappella di Vitaleta a San Quirico d’Orcia (Siena). Alla presentazione interverranno e porteranno il loro contributo il giornalista e scrittore Michele Taddei, Emanuela Morelli, professore associato di architettura del paesaggio dell’Università di Firenze, Rossano Pazzagli professore associato di storia, territorio e dell’ambiente, Università del Molise, con la partecipazione di Osvaldo Bevilacqua e la presenza degli autori. Modera Valentina Bisti Tg1.

Il paesaggio della Val d’Orcia – spiega il saggio – ha un valore economico tangibile, tanto più se è in grado di produrre eccellenze agroalimentari. Viceversa, all’aumentare della superficie occupata (da insediamenti) il valore del paesaggio diminuisce. Nel caso del turismo rurale, ad esempio, per un turista, trovarsi in un paesaggio tradizionale ben conservato, vale il 38% per cento di quanto è disposto a spendere in un agriturismo; molto di più quindi che per servizi ritenuti comunque importanti come la piscina (che vale 25% della spesa) o la vicinanza ad un borgo di interesse storico (21%).

Secondo quanto analizzato dai due giornalisti, sui prodotti agroalimentari il valore del paesaggio assume ancora più significato: la grande maggioranza dei prodotti sono essenzialmente “beni di esperienza” e perciò evocativi. Ecco, i consumatori di solito considerano alcune caratteristiche estrinseche come la confezione, il colore, il luogo di produzione, marchio. Per il vino, attraverso degustazioni alla cieca, è emerso che il gradimento di uno stesso vino cambia a seconda del paesaggio in cui è stata prodotta l’uva, mentre se un vino mediocre viene associato ad un bel paesaggio ha un gradimento maggiore di quello di un vino di buona qualità associato ad un paesaggio di qualità minore. Il 62% dei degustatori preferisce un vino associato ad un bel paesaggio, mentre il 28% preferisce un vino associato al paesaggio peggiore.

 

Quello della Val d’Orcia – spiega il saggio uscito nelle librerie il 20 settembre – è un vero e proprio fenomeno che, complice anche il riconoscimento Unesco del 2004, non è più solo paesaggistico, ma è anche economico e soprattutto sociale. Proprio in Val d’Orcia sono presenti i simboli più conosciuti e riconoscibili della Toscana: i cipressi di San Quirico, la cappella di Vitaleta, il podere Belvedere, la strada della Foce, fino alle location di film pluripremiati con gli Oscar, da “Il gladiatore” a “Il paziente inglese”. Gli autori, dopo aver ricostruito queste trasformazioni, iniziano un dialogo con illustri professionisti attraverso i quali rispondono, con voce autorevole, alla domanda iniziale: come e perché il paesaggio della Val d’Orcia abbia acquisito negli ultimi trent’anni un valore così universale nel segno del suo paesaggio.