Foto Regione Toscana

“Possibile che per sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni, i giornali sull’importanza di tutelare il territorio della Val d’Orcia si debba arrivare di fronte all’atto compiuto?

Possibile che non si riesca da decenni a trovare il tempo e il modo per discutere preventivamente del destino del nostro territorio? Delle modalità di gestione delle sue peculiarità e delle opportunità economiche e sociali che un’adeguata politica territoriale potrebbe facilitare?”

Ad intervenire sul dibattito suscitato dalla decisione di inserire Pienza e Trequanda tra i possibili siti potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito nazionale per le scorie nucleari, è Roberto Rappuoli. Ex sindaco di San Quirico d’Orcia (Si) e Accademico dei Fisiocritici di Siena Rappuoli sottolinea come “Viviamo in luoghi dove finalmente “tutto” gira intorno al paesaggio, vero valore aggiunto territoriale; aprendo un qualsiasi sito internet di qualsiasi attività economica della Val d’Orcia tutti iniziano la propria presentazione scrivendo: “L’azienda è situata nel Parco della Val d’Orcia, patrimonio Unesco” oppure “L’azienda sorge in un territorio incontaminato con paesaggi mozzafiato location di importanti spot pubblicitari e film internazionali.

Allora perchè aspettare il danno per gridare all’allarme?

Come trent’anni fa quando il mondo politico, istituzionale e associativo si fermò a riflettere sulle criticità ambientali e di immagine che avrebbe arrecato la nascita di una nuova discarica in località “Monte Landi” e da quelle discussioni nacque il progetto della Val d’Orcia, anche oggi potremmo cogliere quell’occasione e tornare a discutere compiutamente sul futuro del nostro territorio e su come preservarlo”.

“L’allarme generato dall’ipotesi di discarica di scorie nucleari nei comuni di Trequanda e Pienza – aggiunge Rappuoli – ha infatti visto concordi tutti cittadini, istituzioni, imprenditori, associazioni non solo locali ma anche di natura provinciale, regionale e nazionale. La Val d’Orcia è patrimonio dell’Umanità e quindi ben vengano i coinvolgimenti costruttivi di soggetti esterni al territorio.

In fondo siamo o non siamo l’immagine della Toscana nel mondo?

Mi piace spesso fare questo esempio quando, prima dell’emergenza sanitaria, riflettevo sui flussi turistici toscani: sicuramente i visitatori stranieri vengono in Toscana perché attratti dall’arte, dall’agroalimentare, dal paesaggio ma sicuramente un’altissima percentuale di turisti viene in Toscana perché ha in mente i nostri paesaggi con le sue principali icone. Ma quante di queste persone riescono a raggiungere la Val d’Orcia? Quante si limitano a soggiornare nel triangolo turistico toscano Pisa- (Lucca)-Firenze-(San Gimignano)-Siena?

Tra l’altro il Covid ha messo in evidenza una grandissima novità che probabilmente avrà ripercussioni anche nei prossimi anni ovvero il fatto che il turismo di massa, quello “affollato” tipico dei grandi centri turistici è stato abbandonato a favore delle vacanze in campagna ovvero nei luoghi dove la densità demografica è molto rarefatta.

La proposta. Incentivare la nascita di ‘pacchetti fuori porta’

Allora perchè non facilitare la nascita di rapporti collaborativi tra le nostre città d’arte regionali (a partire dal capoluogo Siena e da Chianciano Terme) incentivando, con la facilitazione delle istituzioni e delle associazioni di categoria, la nascita di pacchetti turistici “fuori porta” ed offrendo la possibilità di destagionalizzare i flussi turistici garantendo l’occupazione delle strutture ricettive “cittadine” anche in assenza di flussi turistici dall’estero.

Questa è solo un’idea, una riflessione che pongo a tutti coloro che sono interessati a lavorare insieme per il futuro e la salvaguardia della Val d’Orcia e per permettere alle future generazioni di essere orgogliosi del proprio territorio nel quale trovare le opportunità di vivere e di lavorare convinti di vivere nel posto più bello del mondo”.