Avrebbero realizzato una sorta di “pendolarismo usurario”, recandosi saltuariamente in Toscana dalla Campania per gestire i loro prestiti a tassi che, in un caso, sarebbero arrivati fino al 136% all’anno.
Imprenditori in difficoltà tra le vittime E’ quanto contesta la Guardia di Finanza a due commercianti, padre e figlio di 55 e 27 anni, originari del napoletano dove sono domiciliati, arrestati in esecuzione di una misura cautelare in carcere disposta dal Gip di Prato. I due, spiega in una nota la Gdf, sono ritenuti responsabili «di molteplici episodi di usura avvenuti» nel pratese in danno di imprenditori in difficoltà economica e sono stati bloccati in occasione della loro ultima “trasferta” in Toscana.
In caso di mancato pagamento «conseguenze irreparabili per l’incolumità» A far scattare le indagini, durate circa due mesi e condotte dal nucleo di Polizia Tributaria delle fiamme gialle di Prato coordinato dalla procura pratese, sono partite dalle dichiarazioni di una delle presunte vittime, un commerciante di abbigliamento di Montemurlo. All’uomo, spiegano i finanzieri, sarebbe stato concesso «un prestito in denaro nonché merce avente controvalore finanziario, a fronte della richiesta di restituzione di liquidità, talvolta in contanti, talvolta a mezzo accreditamento post-pay, con tasso d’interesse oscillante tra l’80% ed il 136% annuo, pena la minaccia, in caso di inadempienza, di conseguenze irreparabili sull’incolumità personale della vittima e dei congiunti». La Gdf spiega ancora che «il giro illegale di denaro, al momento accertato, è di diverse decine di migliaia di euro. Le indagini, tuttora in corso, promettono ulteriori sviluppi»