Riceviamo e pubblichiamo un intervento a firma Gianni Resti, ex presidente della Fondazione Musei Senesi

 

“La notizia pubblicata l’altro ieri sulla pagine dei giornali locali relativa all’uscita del Comune di Siena dalla Fondazione Museale Senese, non può passare inosservata a chi ha costruito istituzionalmente la rete dei musei (1987) con la piena collaborazione di vari consigli provinciali e ha istituito la Fondazione museale senese (2002/3) accompagnandola per molti anni e presiedendola per oltre un lustro (2008/14). Nel pieno rispetto dell’autonomia e della responsabilità politica del Consiglio Comunale di Siena, mi permetto di dire che la Fondazione museale senese ha sempre ritenuto Siena e il suo grande patrimonio storico-artistico e architettonico il fulcro di una rete museale che prolungandosi sul territorio in maniera scientificamente organizzata, ha permesso negli ultimi decenni di tutelare e di valorizzare anche il mirabile tesoro di beni culturali presenti sui territori e nelle cittadine che costituiscono la terra senese. Il rapporto tra Fondazione e Comune di Siena ha sortito negli anni una serie di positive collaborazioni che hanno centrato obiettivi importanti che cito a memoria: finanziamento economico per miglioramento degli standard espositivi delle sale museali del Palazzo Pubblico di Siena (anni Novanta), pubblicazione della guida del Museo Civico di Siena (mancante per anni!), organizzazione eventi e pubblicazioni in occasione del 150 anniversario dell’Unità d’Italia con collocazione di attrezzature video informatiche presso la Sala del Risorgimento, collaborazione progettuale con il magistrato delle contrade e relativi musei per la loro valorizzazione, varie pubblicazioni di pregio di cui ricordo con particolare piacere quella relativa agli architetti senesi dell’ Otto/Novecento, l’Occhio dell’Archeologo, ecc. (anni Duemila). Non posso dimenticare poi la totale collaborazione in città della Fondazione museale per i musei scientifici universitari, per l’Accademia dei Fisiocritici, l’Orto botanico, la festa dei musei scientifici, l’organizzazione dell’assemblea nazionale Icom e le tante iniziative organizzate al Santa Maria della Scala in collaborazione con lo stesso Comune di Siena. Comune di Siena che invece sotto la guida del Sindaco Valentini ha sottovalutato la presenza della Fondazione museale all’interno della Candidatura di Siena a Capitale europea della cultura (caldeggiata e richiesta dal coordinatore Pierluigi Sacco) e non ha valutato, sempre  con scarsa sensibilità e acume e sempre con Valentini, la mia proposta/possibilità di utilizzare la Fondazione museale senese per le esigenze anche della città e della conseguente area vasta venutasi a creare con il declassamento della Provincia ad ente di secondo grado e la successiva perdita della delega per la cultura. Risultato: nessuna Fondazione di partecipazione per il Santa Maria della Scala ed evidenti difficoltà per la Fondazione museale senese dopo il ridimensionamento dell’Amministrazione provinciale di Siena ed il crollo economico della Fondazione e della Banca MPS.  Ritengo l’uscita del Comune di Siena dalla Fondazione museale senese un passo indietro, un rinunciare da parte di Siena ad essere protagonista in ambito culturale insieme ad altri oltre i propri confini e le proprie mura, a guadagnare l’autorevolezza di progettare una politica culturale che coinvolgendo il territorio aveva permesso negli anni alla Fondazione Museale senese di essere apprezzata sul piano nazionale (premio Federculture) ed internazionale (museo Corboli di Asciano classificato primo in Inghilterra fra i piccoli musei da una rivista di settore secondo il giudizio dei turisti inglesi amanti dell’Italia e della Toscana).  In una lettera aperta inviata al Sindaco di Siena De Mossi nel mese di Aprile scorso, sostenevo la nascita di una politica culturale aperta da parte della Città, in linea con i tempi e con le esigenze delle nuove generazioni. La decisione di questi giorni mi pare andare nella direzione opposta e la eventuale motivazione del recupero del contributo annuale, vista l’entità, mi sembra una scusa assai modesta, che copre altre intenzioni che rischiano di collocare Siena in un crescente isolamento non solo culturale e sempre meno splendido”.