«Era un dono di nozze di scarso valore per degli amici americani». Così si è giustificato l’uomo aretino che lo scorso febbraio ha tentato di spedire a Los Angeles il prezioso reperto. L’ aretino, un disoccupato di 45 anni, aveva spedito con un corriere aereo un grosso uovo preistorico di Aepyornis Maximus, anche detto “uccello elefante”, vissuto in Madagascar dal Pleistocene fino al XVII secolo. Il fossile è stato rinvenuto dagli addetti dell’Agenzia delle Dogane di Orio al Serio, che hanno poi provveduto al sequestro. Dopo lo stupore generale dei primi momenti, gli addetti della dogana hanno interpellato gli esperti del Museo di Scienze Naturali di Milano per capire bene cosa fosse lo strano oggetto arrivatogli per le mani. Di tutto si aspettavano tranne di avere in mano un rarissimo e prezioso esemplare di uovo di uccello elefante. Il fossile era accuratamente impacchettato e riportava i dati dell’autore della spedizione, l’aretino, che dichiarava un valore di 550 dollari. In realtà l’uovo vale molto di più, come spiegano gli esperti del Museo di Scienze Naturali di Milano che hanno già inoltrato una richiesta di acquisizione: «si tratta di un reperto raro, di indubbio valore scientifico e museologico». Ma non solo: nel 2013 la casa d’aste Christie’s ne aveva battuto uno per un valore di oltre 100mila dollari.
La scoperta A far insospettire gli inquirenti il valore dichiarato dall’aretino e la sua condotta: «Era un regalo di nozze ricevuto in Madagascar, una riproduzione – ha raccontato l’uomo -. Mia moglie è originaria del Madagascar e laggiù oggetti del genere si comprano alle bancarelle per pochi spiccioli, è artigianato locale. Mia moglie ne ha una collezione a casa in Madagascar». Secondo l’esperto che ha effettuato la perizia l’uovo è «originale anche se ricomposto. È come se fosse stato acquistato a pezzi rimessi poi insieme, e presenta qualche piccola fessura mancante, riempita con dello stucco. È un oggetto molto raro. Ha una circonferenza di 75 centimetri che si estende a 88 tra i due poli e pesa due chili». Se l’aretino avesse ritenuto l’uovo del valore di qualche centinaia di dollari, perché sarebbe andato fino in Madagascar per spedirlo in Italia e poi a Los Angeles? Non certo per un valore di 550 dollari. Così l’uomo è stato denunciato per contrabbando: non c’è traccia documentale dell’importazione. Il Pm Gianluca Dettori ha aperto un fascicolo con l’accusa di violazione del codice sui beni culturali (rientrano anche quelli paleontologici), che non possono essere portati fuori dall’Italia e l’indagato rischia da uno a quattro anni di carcere o una multa fino a 5.165 euro.
Aepyornis: i più grandi uccelli mai esistiti Gli Aepyornis sono un genere estinto di giganteschi uccelli vissuti in Madagascar, appartenenti alla famiglia degli uccelli elefante (Aepyornithidae), che comprende anche i Mullerornis, più piccoli, anch’essi estinti. Si ritiene che fossero i più grandi uccelli mai esistiti. Potevano misurare fino a 3 metri e più d’altezza, per un peso di oltre mezza tonnellata. Le loro uova avevano una circonferenza di oltre un metro ed una lunghezza di più di 35 cm; il loro volume era circa 160 volte quello di un uovo di gallina. Come i loro parenti ancora viventi – si pensi allo struzzo – gli Aepyornis erano inadatti al volo, ma le loro ossa non avevano midollo. Siccome il Madagascar si staccò dal continente africano tempo prima della nascita dei ratiti, si pensa che gli Aepyornis abbiano perso la capacità di volare e raggiunto dimensioni enormi proprio in Madagascar, per un fenomeno di gigantismo insulare; questi animali cominciarono probabilmente a differenziarsi dallo struzzo 85 milioni di anni fa, quando il Gondwana era unito da un istmo all’isola.
Il nome “uccello elefante” glielo diede Marco Polo Racchiusa nelle pagine del Milione troviamo la più antica descrizione dell’Aepyornis ad opera di Marco Polo. Si ritiene che l’espressione “uccello elefante” nasca dalla penna del mercante esploratore che parlando del Madagascar scriveva: «Dicommi certi, che v’ha uccelli grifoni, e questi uccelli apariscono certa parte dell’anno; ma non sono così fatti come si dice di qua, cioè mezzo uccello e mezzo leone, ma sono fatti come aguglie e sono grandi com’io vi dirò. È pigliano lo leonfante, e portalo suso nell’àiere, e poscia il lasciano cadere, e quegli si disfà tutto, e poscia si pasce sopra di lui. Ancora dicono, coloro che gli hanno veduti, che l’alie loro sono sì grande che cuoprono venti passi, e le penne sono lunghe dodici passi».