ROMA – In centinaia, tra aderenti al Comitato per l’abolizione del numero chiuso, ricorrenti, genitori e semplici cittadini si sono ritrovati questa mattina davanti al Tar Lazio, dove erano in corso le prime udienze dei ricorsi presentati contro i Tolc di quest’anno, per manifestare e dire il loro “No al numero chiuso”.
“È un momento importante questo – spiegano gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell & C. – perché abbiamo dimostrato che i giovani, accusati dalla politica di dormire sul divano, e i genitori, complici e assenteisti nell’educazione dei figli, sono invece scesi in strada per chiedere un diritto sancito dalla costituzione, ovvero il diritto allo studio”.
Un diritto richiesto a gran voce anche dal Comitato Aboliamo il numero chiuso #iononhoimbrogliato, che si è costituito contestualmente alla denuncia di irregolarità ai nuovi test d’accesso per Medicina e che ha lanciato una petizione al ministro del Mur Bernini e che ha superato in meno di un mese 50mila firme.
“La nostra lotta per l’abolizione del numero chiuso – proseguono i legali – non si esaurisce qui; noi lottiamo per affermare anche un altro diritto, quello alla salute. Mancano i medici per garantire un sistema sanitario efficace ed efficiente. Servono più medici per non sprecare ogni anno 2500 borse per la formazione specialistica. Ed è solo aprendo le porte delle facoltà di Medicina che si può invertire il trend”.
Il corteo si poi spostato al Ministero dell’Università e della ricerca dove il Comitato e i legali hanno consegnato la petizione e le firme raccolte per chiedere al Ministro un impegno concreto per garantire il diritto allo studio e il diritto alla salute di tutti i cittadini.
“Chiediamo un impegno concreto da parte della politica – precisano i legali – e anche dalla giustizia. Le udienze in programma per questa mattina si sono svolte in maniera serena e i giudici si sono mostrati molto sensibili al tema del numero chiuso. Per questo chiediamo una chiusura in tempi brevi. Se non avremo una sentenza prima della nuova sessione – concludono – questi ragazzi dovranno rifare i test con le medesime modalità e saremo di nuovo punto e capo. E noi non possiamo permetterlo”.