L’università di Siena, uno degli atenei più antichi d’Italia e del mondo, è sconvolta dalla conclusione delle indagini della Procura di Siena che ha notificato 18 avvisi di garanzia nei confronti dei vertici degli ultimi dieci anni per il buco di bilancio milionario. E sempre ieri dal palazzo di Giustizia sono partiti altri 10 avvisi di garanzia per le elezioni del Magnifico Rettore del 2010. Si ipotizza in questo caso anche il reato di falso ideologico. Se non fosse tutto vero si potrebbe pensare ad uno scherzo ben riuscito dei goliardi senesi.

Antichi fasti Sono lontani i tempi quando l’Ateneo senese festeggiava in gran pompa i 750 anni della Fondazione (1990) o di quando festeggiava perché il suo rettore Luigi Berlinguer diventava ministro della pubblica istruzione e ricerca scientifica (1996-2000). Sono lontani i tempi di quando andava orgogliosa perché il suo rettore Piero Tosi (oggi uno degli indagati eccellenti) tuonava contro il governo Berlusconi da presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane (2004-2006).

Buco da 200 milioni Dopo tre anni di inchieste e una fibrillazione continua che ha coinvolto l’intera città sembrano così diradarsi le nebbie su una vicenda dai contorni inquietanti per un buco che si aggirerebbe sui 200 milioni di euro e che, di fatto, ha svuotato le casse dell’Ateneo con operazioni di contabilizzazioni di residui attivi inesistenti che permettevano di gonfiare i bilanci. Con evidenti conseguenze per il personale, la didattica, la ricerca. E, infine, per la credibilità della stessa istituzione senese che ogni anno attrae a Siena migliaia di matricole da tutta Italia.

Tutti i nomi Le ipotesi di reato della Procura parlano di falsità ideologica in atti, abuso d'ufficio e peculato e gettano sconcerto sulle figure coinvolte: due ex rettori (Piero Tosi e Silvano Focardi), i massimi dirigenti (Antonio Caronna, Loriano Bigi, Salvatore Interi, Monica Santinelli, Emilio Miccolis, Lia Rossi), revisori dei conti (Enzo Martinelli, Lucio Brundu, Renato Pianigiani). «Dopo circa tre anni di incessante lavoro – spiega una nota  della Guardia di Finanza -, a seguito dei numerose acquisizioni documentali, controlli incrociati, perizie tecniche, intercettazioni telefoniche, perquisizioni, interrogatori, su disposizione dei magistrati titolari dell'indagine, la Guardia di Finanza ha notificato 18 e contestuali conclusioni d'indagini nei confronti degli indagati a vario titolo accusati di aver gonfiato i bilanci per far apparire sano lo stato di salute dell'Istituzione contabilizzando residui attivi inesistenti, per decine di milioni di euro, e per aver sottratto, anche per scopi personali, beni e denari pubblici contribuendo, in tal modo, a svuotare le casse dell'Università».

Acquisti privati con soldi pubblici Su quel «anche per scopi personali» poi, La Nazione oggi rivela che con i soldi dell’Ateneo venivano acquistate costose bottiglie di Brunello e Rosso di Montepulciano (e non per rappresentanza come potremmo aspettarci), aragoste, pesci, carni e altre derrate alimentari, si facevano viaggi con macchine di servizio, si acquistavano palchi per il Palio (anche qui, a quanto pare, non per rappresentanza). Insomma, si usava il cassetto dei soldi dell’università come fa il barista che apre la cassa per fare la spesa di casa sua e poi alla sera la trova vuota.

Inchiesta per l’elezione del rettore Lo scorso 11 novembre sempre la Procura della Repubblica ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di altri dieci indagati in merito alla regolarità della elezione del Rettore dell’Università degli Studi di Siena per l’anno accademico 2010/2014. In questo caso il Sostituto Procuratore della Repubblica, Antonino Nastasi, ipotizza il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Nella primavera scorsa era stata ascoltata anche il Ministro della pubblica istruzione Maria Stella Gelmini, firmataria del decreto di nomina dell’attuale rettore Angelo Riccaboni.

«Le attività vanno avanti» Intanto dal Rettorato arriva una nota dell'ufficio legale che precisa che «né al Rettore personalmente né all’Università degli Studi di Siena è stato notificato alcun atto e che è stato consegnato agli interessati l’avviso di chiusura delle indagini preliminari». Sulla vicenda stamani interviene anche il Rettore Angelo Riccaboni: «Il lavoro di risanamento e sviluppo – spiega – sta proseguendo con efficacia secondo il piano pluriennale di azione approvato dagli organi istituzionali. Le attività in Ateneo continuano con il massimo impegno e la piena motivazione da parte di tutte le componenti della nostra Comunità e lunedì inaugureremo il nuovo anno accademico come programmato. Data la fase del procedimento penale, in cui non sono coinvolto né direttamente, né indirettamente, sarebbe strumentale e dannoso per l'Ateneo ipotizzare un collegamento diretto con la validità e la legittimità delle elezioni».

Segreto investigativo e diritto di cronaca In ultimo la Procura della Repubblica  spiega le motivazioni della recente perquisizione nella sede de La Nazione di Siena. «Non può essere violato il segreto investigativo e la violazione di detto segreto non può non essere accertata, anche in ragione del fatto che spesso la pubblicazione di notizie e di fatti coperti da segreto nuoce irrimediabilmente all'attività di indagine che la Procura della Repubblica è istituzionalmente chiamata a svolgere». La Procura ricorda che la stessa inchiesta è stata più volte «oggetto di violazione del segreto investigativo». Ma poi, per fortuna, riconosce «l'importanza della libertà di stampa, costituzionalmente tutelata, e dell'interesse pubblico alle notizie correlate alla presente vicenda».

A Siena nel 1848 un manipolo di goliardi e professori universitari partì per combattere nella prima guerra d'indipendenza per fare dell'Italia un paese unito. Combatterono a Curtatone e Montanara e morirono da eroi. Oggi si rivolterebbero nella tomba. Davvero nessuno vuole chieder loro scusa?