Il dibattito sull’elezione del nuovo rettore dell’Università degli Studi di Siena è entrato definitivamente nel vivo. Sempre meno giorni separano l’elettorato attivo (docenti dell’Ateneo, studenti eletti nei Consigli di Dipartimento e personale tecnico e amministrativo in servizio a tempo indeterminato) dalla scelta tra Felice Petraglia, Alessandro Rossi e Francesco Frati. L’intervento su queste pagine di Simonetta Losi ha aperto il confronto tra i tre. Un confronto pubblico che agenziaimpress e La Nazione hanno organizzato per martedì 14 giugno (ore 17), nella sala San Pio del Santa Maria della Scala. Il dibattito ormai è aperto ed è stato arricchito da ciò che hanno voluto dire sul nostro portale sia Felice Petraglia che Alessandro Rossi. Oggi, riceviamo e pubblichiamo l’ultimo intervento, quello di Francesco Frati, già prorettore durante il mandato di Angelo Riccaboni.
«L’intervento di Simonetta Losi pubblicato da questa testata qualche giorno fa contiene, tra le tante, tre riflessioni sulle quali mi vorrei soffermare. Su due di queste riflessioni sono d’accordo, sull’altra sono in disaccordo.
La prima riflessione parte dal titolo: l’Università di Siena ha bisogno di un «rettore libero». Su questo tema, Simonetta Losi ha ragione da vendere. Il Rettore dell’Università di Siena viene scelto dalla sua comunità di riferimento – docenti, personale tecnico e amministrativo e studenti – come colui che deve rappresentare l’Ateneo. Egli non deve essere espressione di nessun’altra associazione, lobby, partito politico, confraternita o quant’altro. Egli è solo e soltanto il rappresentante, anche legale, della comunità universitaria. E, in questa veste, egli rappresenta l’Ateneo nei confronti della città, del territorio, delle altre istituzioni, ed è responsabile di difenderne il prestigio e di promuoverla nel mondo.
La seconda riflessione che condivido riguarda l’importanza di USiena per la sua città. Come ho avuto modo di sottolineare in molte occasioni (www.francescofrati.it), al di là dell’indissolubile legame tra la città e la sua Università, quest’ultima rappresenta, adesso forse più di prima, un motore fondamentale di crescita culturale, sociale ed economica della città di Siena. La sua vitalità, il contributo di conoscenza e approfondimento scientifico e culturale, la presenza di studenti provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo, sono fattori che arricchiscono, culturalmente e socialmente, prima ancora che economicamente, questa città e questo territorio. Per rispetto alla sua storia, e consapevole di questo ruolo, l’Università di Siena continuerà a dare il suo contributo in questa direzione. Lo farà, come ha fatto in questi anni, con la forza delle proprie idee e della sua creatività, presentando i propri progetti alle istituzioni cittadine e cercando con loro sinergie positive in grado di dare maggior forza a questi progetti, a cominciare da quelli legati all’attrattività e all’accoglienza nei confronti degli studenti.
Non condivido, invece, il velato timore che l’Università possa scomparire, essere delocalizzata, ridimensionata in un «futuro che potrebbe non esserci». Lo abbiamo corso, forse, questo rischio, ma lo abbiamo superato con la forza della coesione del nostro Ateneo. Adesso, gli unici rischi che corre l’Università di Siena sono quelli corsi da tutto il sistema universitario nazionale italiano. Quelli, cioè, legati al cronico sottofinanziamento del sistema, ai tagli ai fondi per la ricerca, al blocco del turnover. Quel processo di indebolimento dell’università pubblica che ha portato il corpo docente – non solo di USiena ma dell’intero sistema universitario nazionale – a essere ridimensionato del 20% in soli sette anni. Processo che, ancorché rallentato nel 2016 (anno nel quale il numero dei docenti di USiena aumenterà, per la prima volta dal 2008, rispetto all’anno precedente), se non definitivamente invertito dalle scelte ministeriali, continuerà anche in futuro, sebbene non nei numeri catastrofici che talvolta vengono citati.
Posso, quindi, rassicurare Simonetta Losi, e tutta la città, che l’Università di Siena continuerà a esistere e a dare il suo contributo alla crescita e al prestigio della città. E posso assicurare che, se sarò eletto, mi impegnerò con tutte le forze, per difenderne la reputazione e per difendere il ruolo dell’Università pubblica nel nostro paese».