FIRENZE – Un imprenditore su due avverte distintamente l’aumentata pressione della criminalità. A Firenze, nell’ultimo anno, è cresciuto il rischio usura per le piccole imprese del commercio e dei servizi.
Anche questo è uno dei tanti effetti collaterali del Covid, messo in luce dall’indagine realizzata da Confcommercio in occasione dell’ottava edizione di “Legalità, mi piace!”, la Giornata nazionale nata per denunciare gli effetti devastanti sulla stabilità economica e sullo lo sviluppo di tutti i fenomeni illegali, dalla concorrenza sleale alle mafie, alla criminalità.
L’indagine ha rilevato che a Firenze l’81% delle imprese del commercio, della ricettività e dei pubblici esercizi con meno di 10 addetti ha chiuso il 2020 in perdita o forte perdita, il 67% ha avuto problemi di liquidità e il 17% sta valutando la chiusura definitiva dell’attività. Per il 52% degli imprenditori fiorentini di commercio, alloggio e ristorazione è aumentata la pressione della criminalità sulle imprese. Una percentuale superiore alla media nazionale, che è pari al 44%. E per un imprenditore fiorentino su dieci (12%, contro il 21% nazionale) l’usura è molto o abbastanza diffusa sul proprio territorio.
“Crollo degli incassi, costi che continuano a girare, mancanza di liquidità, crescita dell’indebitamento e complicazioni burocratiche per accedere ai finanziamenti: fattori che sono l’humus perfetto per lo sviluppo di attività criminose quali l’usura”, commenta il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. “Il pericolo maggiore è per le imprese del terziario più deboli, meno capitalizzate e meno strutturate, quindi anche meno preparate ad affrontare la crisi scatenata dalla pandemia, che è una crisi senza precedenti, la più drammatica dal dopoguerra ad oggi”.
Il trend fiorentino è in linea con quello nazionale
L’indagine di Confcommercio rileva infatti la crescita dell’usura a livello italiano (+14 punti percentuali rispetto al 2019), come indica il 27% degli imprenditori del terziario di mercato intervistati. E sono circa 40mila le imprese italiane del commercio, alloggio e ristorazione che rischiano di finire nella morsa di questo fenomeno, anche se la situazione appare particolarmente critica al Sud, con dati allarmanti per Napoli, Bari e Palermo dove la diffusione dell’usura è decisamente più elevata rispetto alle altre città considerate.
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Da rilevare, però, come gli imprenditori fiorentini siano più “sfiduciati”, rispetto al resto dei colleghi italiani, in merito alla possibilità di combattere i fenomeni criminosi: solo il 66% di loro (contro il 74% della media nazionale) consiglierebbe alle vittime di usura di fare una denuncia alle forze dell’ordine e solo il 14% (contro il 21% della media nazionale) indica come riferimento i centri antiusura. Le forze dell’ordine sono ritenute il soggetto più vicino agli imprenditori minacciati (per il 42% degli intervistati), ma il 29% degli imprenditori fiorentini si sente solo di fronte alla criminalità. Una percentuale, ancora una volta, superiore a quella nazionale (di 5 punti).