Il cartello che vedete nella foto è uno degli oltre trenta che sono apparsi pochi giorni fa – inopinatamente – su alcuni dei principali monumenti di Siena.
Un cartello che è il risultato finale di quella che io considero una tipica, perfetta storia italiana. Si parte sempre da una esigenza giusta – nel caso, quella di realizzare una servizio di accoglienza turistica indicando il nome del monumento e utilizzando la tecnologia per dare informazioni utili e piacevoli – e si arriva ad una conclusione che è esattamente l’opposto: uno “sfregio” estetico ed un servizio di non-accoglienza.
Data la premessa corretta, infatti, si apre un percorso di realizzazione dove scarsa competenza, disinteresse, piccoli favoritismi, disprezzo verso i turisti si alternano o si mescolano, per arrivare ad un risultato incomprensibile, prima ancora che negativo.
Un processo durante il quale – senza possibilità di intervento e di controllo – qualcuno pensa che una targhetta così brutta possa essere realizzata, qualcun altro autorizza che una cosa del genere venga apposta sui monumenti più belli di una città come Siena, qualcun altro ancora è convinto che i codici QR siano una tecnologia moderna e che funziona, e nessuno ha adesso il coraggio di rimuoverli nei tempi più brevi, ammettendo l’errore.
Che nell’anno di grazia 2016, tempo di realtà virtuale e riconoscimento visivo, ci sia qualcuno che ancora lavora sui codici QR, evidentemente senza sapere che sono una cosa di almeno cinque anni fa e che hanno risultati modesti (non li scarica quasi nessuno), farebbe anche tenerezza, se non fosse che si sciupa così l’immagine di una città visitata da milioni di turisti.
A meno che, qualcuno non abbia temerariamente pensato che fosse coerente con Siena, il “sogno gotico” del 1300, adottare una tecnologia medievale.