piramideSe le Sette meraviglie del mondo antico esistessero ancora (ve le ricordate tutte? Non credo, vi rinfresco la memoria: la Piramide di Cheope a Giza, i giardini pensili di Babilonia, la statua crisoelefantina di Zeus a Olimpia, il Tempio di Artemide ad Efeso, il Colosso di Rodi, il Mausoleo di Alicarnasso, il Faro di Alessandria d’Egitto) probabilmente mi sarei organizzato per andarle a visitarle tutte.

Così invece, restandone una sola – la Piramide di Cheope – non sono andato a vedere nemmeno quella: una sola, peraltro così facile da raggiungere e dove sono stati tutti o quasi, che gusto c’è? Non mi farebbe sentire il sapore del mito.

Perché esistono da sempre, secoli prima di Facebook, Twitter, Instagram e dei selfie, viaggi che si fanno perché ci danno la sensazione di fare una cosa eccezionale.

Il Grand Tour in Italia, il treno Orient-Express da Parigi a Costantinopoli, la Transiberiana da Mosca fino a Vladivostok, l’Europa con l’Interrail, gli Stati Uniti coast-to-coast in automobile, a Capo Nord senza tappe intermedie, o più recentemente il Camino di Santiago de Compostela a piedi o in bicicletta sono soltanto alcuni esempi (e ognuno potrebbe aggiungerne altri) di viaggi che venivano o vengono fatti un po’ per il piacere effettivo di vedere quei luoghi, un po’ per sfida con se stessi ed un po’ (spesso: molto) per il gusto di raccontare agli amici l’avventura che siamo stati capaci di vivere.

Costruire a tavolino una suggestione che renda appunto mitico un viaggio è un’operazione quasi impossibile. Molto più spesso sono stati un personaggio, un libro, un film oppure un imprevedibile passaparola a dare un sapore speciale ad un viaggio oppure ad una destinazione. Ma non basta: ci vuole poi la capacità di organizzare e rendere facilmente fruibile quel viaggio, alimentandone con sapienza il sapore leggendario, per farne un prodotto turistico in piena regola, con tutte le implicazioni positive in termini di ricavi economici e di presenze, e talora anche negative quando lo sfruttamento commerciale ha tolto autenticità ad una esperienza.

Poi ci sono i boom di visitatori legati ad una fiction televisiva, clamorosi quanto effimeri come il castello ducale di Agliè dove venne girata “Elisa di Rivombrosa”, passato da luogo sconosciuto – pur essendo patrimonio dell’umanità dell’Unesco – a decine di migliaia di visitatori, e poi rapidamente dimenticato negli anni.

Ma questo sarebbe tutto un altro discorso.