Ad Arezzo il prossimo 31 maggio si voterà soprattutto per eleggere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. Qui la tornata elettorale regionale, almeno per il momento, viene sentita meno. Il sindaco è il sindaco: prova ne è che i candidati questa volta sono ben 9. Manie di protagonismo, sincera voglia di fare, semplici velleità? Per chi guarda da fuori, un po’ di tutto questo. Oltre ai contraccolpi della sciagurata disgregazione dei partiti, drammatica sia a destra che a sinistra. Qui, ad un livello piccolo di realtà provinciale, in Italia ad un livello che alla gente finalmente appare insostenibile, così come sembrano confermare gli ultimi sondaggi.
I magnifici 9 Ma conosciamo meglio i candidati di Arezzo. Il centrosinistra ha scelto il renziano Matteo Bracciali che sarà sostenuto da Psi, Popolari per Arezzo e Arezzo in comune. A sinistra del centrosinistra (!) Ennio Gori correrà per il Partito Comunista, Roberto Barone per Idea per Arezzo e Gianni Mori per Insieme possiamo. Il candidato unico del centrodestra è Alessandro Ghinelli, ex assessore con deleghe forti della Giunta Lucherini e questa volta a capo della lista civica Ora Alessandro Ghinelli, sostenuta da Lega Nord, Forza Italia e Alleanza per Arezzo – Fratelli d’Italia. Il Movimento 5 Stelle, molto attivo ad Arezzo, ha candidato Massimo Ricci. Altre due liste civiche almeno nei nomi evocano bene la propria mission: Dalle chiacchiere alle soluzioni, tout-court, per l’aspirante sindaco Maria Cristina Nardone; Risorgimento aretino che, con ottocentesca suggestione, candida Alessandro Ruzzi. Infine (per ora), anche il Comitato Acqua Pubblica che scende in campo candidando Gianfranco Morini.
Bracciali si presenta La partita si annuncia a due, tra Alessandro Ghinelli e Matteo Bracciali. Stamattina, il secondo ha presentato il suo programma e i rappresentanti della coalizione. Un gruppo combattivo e motivato, nel quale spiccano giovani leoncini di ispirazione renziana e vecchi protagonisti della politica aretina. Matteo Bracciali, 30 anni dal larghissimo sorriso, ha parlato il linguaggio semplice e stereotipato della comunicazione (si è laureato in Comunicazione Internazionale all’Università per gli Stranieri di Perugia). Ha utilizzato termini e concetti propri della sua formazione e oggi abbondantemente utilizzati dai politici giovani o giovanilisti: più volte ha evocato la pianificazione strategica e l’immagine coordinata del territorio. Ha mostrato un profilo personale e politico buonista nel quale si leggono bene le ascendenze (Presidente Nazionale dei Giovani delle ACLI).
Gli slogan renziani La sua idea di città è tranquilla e ovvia, potrebbe essere sposata da quasi tutti gli altri candidati: il Matteo di Arezzo lavorerà per una città più bella, più sicura, più solidale. Ma intende anche portare Arezzo in Europa. Così, buttando lì una frase sulla possibilità che la «sua» Arezzo diventerà protagonista delle politiche regionali e nazionali grazie ai numi renziani, promette un’Europa «al servizio del nostro patrimonio storico e culturale per ridare identità alla nostra città». Bracciali utilizza altri slogan efficaci: «meno partecipate e più partecipazione»; «meno politica e più efficienza»; «Comune fuori dal Comune», lo spazio aperto all’incontro, all’ascolto e alla partecipazione di tutti i cittadini; «salute, sicurezza, socialità», un nuovo modello di welfare; «casa in Comune», per ogni zona un luogo di servizi alla salute e di presenza della polizia municipale; «adottaunverde», perché la comunità cresce solo curando gli spazi pubblici; «sindaco della zona», una volta all’anno parliamo in tutte le frazioni delle scelte dell’amministrazione; «semplificare per aiutare le imprese a creare lavoro». Immancabile il riferimento ai giovani, «il nostro futuro». E se lo dice Bracciali che ha 30 anni….