Autentico o fasullo, spontaneo o indotto che sia, quello che viviamo nel nostro quotidiano privato in questi giorni è il clima natalizio. Quello delle piccole cose, delle cene di lavoro, delle crisi di nervi rispetto alle cose da fare e alla poca o nessuna voglia di farle, dei regali dell’ultimo minuto o programmati su internet da mesi. Regali che sembrano inutili o fatti per dovere, ma che nel nostro intimo rimangono una cartina di tornasole importante: ci dicono, senza che ci tocchi dichiararlo, a chi teniamo veramente e a chi per obbligo, chi ci va sul serio di vedere e sentire e chi lasciamo indietro o avviciniamo solo per dovere. Perché magari il diretto interessato non lo sa, ma noi sì. Lo sappiamo sempre da che parte stiamo.
E visto che Natale è passato da poco e questo è l’ultimo post del 2016, ho deciso di fare anche io un cadeau a chi mi segue o leggerà per caso questo post. Il mio regalo consiste in un indirizzo e nel nome di uno chef. Un binomio che esprime bene quello che vorrei regalare a tutte le persone a cui tengo e anche a quelle che non conosco ma che apprezzano o possono apprezzare qualcosa di molto buono, molto bello e molto ben fatto.
Sto parlando di Castelfalfi, il minuscolo borgo a qualche chilometro da Montaione – 12 per la precisione, una strada che passa in mezzo alla boscaglia, piuttosto sconnessa, ma molto panoramica e state attenti a caprioli e cinghiali – e di Michele Rinaldi, capo brigata nella cucina de La Rocca di Castelfalfi, il ristorante del Resort che prende il nome dal borgo montaionese.
Il posto da solo vale una visita, in qualunque stagione dell’anno. Una costruzione medievale magica e romantica affacciata su una vallata incoronata di colline. Nei giorni di sereno, guardando dalla terrazza che fiancheggia il castello, si riescono a intravedere le guglie di Volterra, ma il vero splendore mozzafiato è il percorso del campo da golf che si stende nella vallata. Evoca i panorami che Peter Jackson ha scelto ne “Il Signore degli anelli” per rappresentare il mondo elfico di Gran Burrone.
Dettagli, disponibilità di pernottamento e l’elenco delle cose da fare o vedere a Castelfalfi sono minuziosamente spiegati sul sito del comune di Montaione e su quello del resort, ma ciò che non potete gustare sul web sono le sensazioni che provoca passeggiare per il borgo o mangiare i cibi cucinati da Michele Rinaldi. Anche l’ambiente del ristorante è in sintonia con il resto del castello, quindi elegante, in stile e sobrio, i tavoli sono disposti in sale antiche ma dotate di tutti i comfort e arricchite da rapidi, superbi scorci sull’esterno.
La cucina di Rinaldi parte dalle materie prime, sempre di stagione e di qualità extra, molte prodotte nella fattoria del resort, e si evolve in una commistione fra tradizione toscana e del Nord Italia che sono valse a questo executive chef la prima stella Michelin a un’età decisamente precoce: 27 anni. Il risultato nel piatto è intrigante, a tratti sorprendente per la sua bontà, come è successo a me gustando la pera al vino rosso con gelato di ricotta alla vaniglia. Deliziosi i pani e panini, tutti prodotti in proprio, ottima la cantina ricca di rossi e bollicine importanti, suadente come una poesia che ti resta nel cuore e nel cervello il modo di trasformare la semplice, quasi banale polenta in un piatto decisamente gourmet. Il panettone artigianale che porta la firma di Rinaldi e che in questo periodo è d’obbligo, vale da solo la “fatica” di andare a Castelfalfi.
Buon 2017 a tutti.