FIRENZE – Un protocollo per la legalità con la Prefettura, un osservatorio sulle opere pubbliche, un nuovo ruolo della bilateralità (più formazione e sicurezza), il rinnovo del Contratto provinciale.

Il segretario generale di Fillea Cgil Firenze Marco Carletti lancia una piattaforma di proposte a controparti e istituzioni, «il settore vive una ripresa, ma va coniugata con un lavoro stabile e di qualità e con uno sviluppo sostenibile, dopo che per lungo tempo abbiamo distrutto territorio e ambiente».

Il tema è stato al centro dell’attenzione del convegno organizzato da Fillea Cgil a Firenze “La bilateralità dell’edilizia – Strumento contrattuale da valorizzare per ricomporre il mondo del lavoro, qualificare le imprese, formare i saperi, per la legalità negli appalti”, a cui sono intervenuti, oltre allo stesso Carletti, Carlo Lancia (Ance Toscana), Giuseppe Comanzo (presidente Cna Firenze), Olmo Gazzarri (Legacoop Toscana), Paola Galgani (segretaria generale Cgil Firenze), Dario Nardella (sindaco di Firenze), Fabrizio Nativi (direttore Itl Firenze), Alessandro Genovesi (segretario generale Fillea Cgil).

«Mai come oggi – ha detto Genovesi –  tra Pnrr, Fondo Complementare, risorse ordinarie per i vari bonus e super bonus, abbiamo l’occasione per trasformare una ripresa quantitativa in una crescita anche qualitativa, rendendo il settore delle costruzioni un settore industriale a tutti gli effetti. Dobbiamo lavorare per qualificare le imprese del settore, favorirne la crescita dimensionale e la specializzazione produttiva e per fare ciò e rispondere sempre meglio alla domanda di sostenibilità, efficienza, rigenerazione dobbiamo mettere al centro il buon lavoro, stabile e sicuro». «La qualificazione del lavoro in edilizia, e più in generale nei lavori pubblici – ha aggiunto Galgani – passa anche attraverso la contrattazione generale che abbiamo fatto con i Comuni della Città Metropolitana tramite dei protocolli sugli appalti di servizi e lavori, che ora necessitano di essere praticati così come occorrono investimenti nelle stazioni appaltanti sul personale, per garantire qualità del lavoro e dei lavori».

 

I numeri del settore

A Firenze e provincia, in edilizia nel 2007-2008 i lavoratori erano 17.254 e le imprese 2.928, mentre nel 2017-2018 rispettivamente 9.749 e 1.888: la crisi ha picchiato forte. Ora, dopo il primo anno di pandemia, l’Italia sta conoscendo in questi ultimi mesi una sensibile ripresa, certificata da un Pil in crescita del 6,5% ad ottobre 2021, mentre l’edilizia segna un +15% nazionale rispetto al 2019. La Firenze dell’edilizia non scherza affatto: tra settembre 2019 (quindi prima della pandemia) e settembre 2021 le ore lavorate in cassa edile provinciale registrano un +18,6%, mentre sul totale delle ore lavorate – nell’anno cassa edile 2018/2019 in rapporto con l’anno 2020/2021 – si segna un +11,48%. Queste ore sono state lavorate da operai che, nei rapporti tra gli stessi periodi, sono aumentati del 16,32% nel confronto dei mesi e del 9,78% nel confronto dei due anni. Questi operai sono dipendenti di imprese che nel numero sono cresciute del 5,51% nel rapporto tra i mesi di settembre 2019 e settembre 2021, e del 2,13% nel rapporto tra i due anni cassa edile 2018/2019 e 2020/2021. La media di operai per azienda passa da 4,48 operai dell’anno 2018/2019 ai 4,81 operai per azienda dell’anno 2020/2021. La media delle ore lavorate da ogni singolo lavoratore nell’anno 2018/2019 è stata di 122 ore, e di 125 nell’anno appena concluso, quello 2020/2021.

«Ciò non comporta in nessun modo la creazione automatica di una buona occupazione, un soddisfacente tasso di redistribuzione della ricchezza che essa genera. I lavoratori hanno bisogno di un lavoro regolare, stabile, qualificato e qualificante. Di un lavoro in sicurezza e di una aspettativa di vita professionale che consenta, attraverso il concetto che i lavori non sono tutti uguali, di poter andare in pensione con lo strumento dell’Ape social al compimento dei 60 anni», ha detto nella sua introduzione Carletti. Che ha aggiunto: «Molto abbiamo fatto pensando e ottenendo il Durc per congruità per tutti i lavori pubblici e per quelli privati sopra i 70mila euro. Abbiamo attenuto un grande successo. Abbiamo modificato il paradigma del sub appalto, sganciandoci dalla discussione delle percentuali per rivolgerci al tema ‘stesso lavoro stesso contratto’. Abbiamo contrattato gli orari e i turni nelle grandi opere di Rfi e Anas, senza ridurre gli obblighi e le tutele. Tutto questo lo abbiamo fatto unitariamente e con tutte le parti sociali nazionali. Ora viene il tempo nel quale una grande area metropolitana come Firenze, con una grande storia di relazioni sociali, di relazioni civili, politiche e di relazioni industriali, sappia dire la propria».

Il ruolo della bilateralità

Secondo il sindacalista, «la bilateralità dell’edilizia di Firenze, con i suoi strumenti quali la Cassa edile e l’ente unico Scuola Professionale Edile/Comitato Tecnico Paritetico (Ctp), è la leva su cui agire sui temi della sicurezza nei luoghi di lavoro, della formazione professionalizzante, della legalità, della qualificazione delle imprese, dei lavoratori e del prodotto, di una equa redistribuzione della ricchezza prodotta, passando per la contrattazione collettiva. Il nostro ente unico, nella sua funzione di comitato tecnico e quindi nella sua missione di attore della sicurezza nei cantieri, deve sapersi ripensare nella azione quotidiana svolgendo la sorveglianza tecnica, come una consulenza a tutto tondo, nel cantiere e nelle aziende. E’ necessario ripensarla come strumento di consulenza tecnica alle aziende, ai lavoratori ai Rls, ponendo attenzione alla valutazione dei rischi specifici». Come? Carletti avanza alcune proposte: la costituzione di un osservatorio delle opere pubbliche sul tema della sicurezza e della legalità; fornitura alle aziende di sorveglianza sanitaria; dotare di moderne infrastrutture la scuola edile (fare l’efficientamento energetico di un palazzo in periferia o nella zona Unesco non è la stessa cosa e servono competenze specifiche); prevedere una formazione specifica da rivolgere ai Comuni e alle stazioni appaltanti; formazione continua professionalizzante ripensando la gestione dei fondi inter-professionali. La Fillea Cgil chiede anche alle controparti di arrivare al rinnovo del Contratto provinciale dell’edilizia (fermo da anni) prima possibile, in modo da poter «rispondere alle esigenze del settore dell’edilizia fiorentina per giungere ad una azione salariale spinga i lavoratori fuori dagli effetti economici che la pandemia ha prodotto».

La lotta all’illegalità

Evasioni contributive, alle norme sulla sicurezza, alle norme che regolano i rapporti di lavoro, sistemi di pagamento dei salari ‘diciamo fantasiosi’, interposizione di mano d’opera, figuri equivoci. Insomma l’indagine e il processo ‘Cemento nero’, nata grazie all’azione della Fillea Cgil, sono solo la punta dell’iceberg. Il territorio fiorentino vede e vedrà grandissimi cantieri edili: il sottopasso ferroviario con la stazione Foster, il raddoppio della A1 da Firenze Sud a Reggello, la tramvia, lavori privati come il Viola Park, lo studentato di Viale Belfiore, la manifattura Tabacchi e altri. «Siamo sicuri che tutto vada bene? – ha aggiunto Carletti – L’ultimo rapporto antimafia accende i riflettori sulla Toscana relativamente al rischio di infiltrazione della malavita nella economia regionale.  L’accordo tra la cassa edile provinciale, la cassa edile regionale e l’Ispettorato Territoriale del lavoro è un importantissimo strumento di scambio di informazioni tra soggetti con diverse funzioni, ma che entrambi, vogliono sostenere la sfida della legalità e del rispetto della contrattazione collettiva e quindi della sana impresa e del lavoro. Ora, la sottoscrizione di un protocollo sulla legalità con la Prefettura, che è una prerogativa della categoria e porterebbe immediatamente alla costituzione di un comitato sul monitoraggio dei flussi di mano d’opera, sarebbe il primo passo per capire e cogliere gli indizi di eventuali manomissioni delle regole e dei reati, diciamo così, associativi», è l’idea che lancia Carletti, che nella lotta all’elusione propone anche di «concedere il Bonus 110% solo alle aziende che producono il Durc di Congruità rilasciato dalla Cassa edile».