Si rinsalda l’amicizia tra la Toscana e la nazione Lakota, uno dei tre gruppi storici dei Sioux d’America (il “continente della tartaruga”, come lo chiamano i nativi), nipoti di Nuvola Rossa, Toro Seduto e Cavallo Pazzo.  Una delegazione proveniente dal Sud Dakota, lo stato del monte Rushmore con le sculture di quattro presidenti degli Stati Uniti ma anche delle colline e praterie dove pascolavano un tempo i bisonti – lì nella riserva dove è stato girato “Balla con i lupi” – è stata ricevuta stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze dall’assessore alla presidenza della Regione Toscana. Una visita con al centro una cooperazione scientifica per sviluppare con l’associazione fiorentina  “Un punto macrobiotico” un progetto di educazione alimentare contro il diabete mellito 2, che tra i Lakota colpisce più del 70 per cento della popolazione (una delle incidenze più alte al mondo), ed altre iniziative di  interscambio tra università – c’erano infatti rappresentanti dell’ateneo pisano – ma anche seminari antropologici e culturali e mostre etnografiche sui Sioux e i Lakota, cuore dell’evento nazionale Wolakota, che ad  aprile di quest’anno si svolgerà a Rosignano Marittimo in provincia di Livorno.

Un progetto umanitario e di formazione Dalla Toscana al Dakota, nel cuore degli Stati Uniti tra Nebraska, Minnesota, Montana e Wioming, ci sono dodicimila chilometri di distanza. Ma lo studio sul diabete mellito e il contrasto offerto da una corretta dieta (in alternativa all’uso dei soli farmaci) non è solo un progetto umanitario e di formazione: anche in Italia e in Europa crescono infatti le patologie legate a cattive abitudini alimentari, ha ricordato l’assessore alla presidenza, e del progetto si potrà dunque far tesoro anche in Toscana.  Con benefici per tutti. La delegazione che ha fatto visita oggi a Palazzo Strozzi Sacrati era composta da Marla e Charles Bull Bear, rispettivamente direttrice del Lakota Youth Development e membro del consiglio direttivo della nazione: a guidarla l’avvocato italiano Alessandro Martire, presidente dell’associazione culturale Wambli Gleska che rappresenta i Lakota in Italia e in Europa, ambasciatore della nazione di nativi americani presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i diritti umani.  Al gruppo si è unito anche un Lakota ‘toscano’: un nativo che si è sposato in Italia e che vive in Versilia.

Lo scambio di doni L’incontro si è concluso con una preghiera Lakota e un simbolico scambio di doni: dalla Regione manufatti dell’artigianato toscano e un libro sui giardini storici, a sottolineare l’importanza dell’attenzione che chi governa deve prestare anche all’ambiente, e miele e ‘cangleska wakan’ da parte dei nativi americani, ovvero le ‘ruote della medicina’, i cerchi divisi in quattro parti da una croce che in origine erano costituiti da un’anima di pelle di bisonte e aculei di porcospini ribattuti e che rappresentano il ciclo  senza fine della vita, il passato che si lega al futuro e la responsabilità verso le generazioni che verranno, perché quello che “facciamo oggi – summa della cultura nativa, ripetuta anche stamani– avrà un impatto sulle prossime sette generazioni”.

75mila cittadini in 8 riserve La Toscana, è stata sottolineato stamani dai rappresentanti della nazione Sioux, è stato il primo governo locale nel mondo a ridare dignità alla rivendicazione dei diritti umani dei Lakota, che vogliono evitare la cancellazione della loro nazione e della loro cultura. I primi rapporti risalgano oramai a ventiquattro anni fa. Un protocollo con la Regione è stato firmato nel 1999, rinnovato nel 2005. Un accordo che riconosce il rapporto di amicizia e di pace perpetua è stato sottoscritto invece nel 2012 dalle province di Firenze, Prato e Pistoia e il Comune di Vaiano. La nazione Lakota conta oggi circa 75 mila cittadini che vivono in otto riserve del Sud Dakota.