La Regione Toscana propone ai Comuni un protocollo, aperto, per impegnarsi insieme nel superamento dei campi nomadi e per una maggiore integrazione di Rom e Sinti che abitano in Toscana. E per questo mette a disposizione anche risorse per dare gambe agli interventi necessari: 500 mila euro ora (ed un altro milione nel 2019) destinati alla ristrutturazione di edifici e bonifiche di spazi capaci di offrire soluzioni abitative diverse, non più legate all’emergenza, altri 600 mila euro – non solo per i settecento bambini e ragazzi che vivono nei campi nomadi – per contrastare l’abbandono scolastico nell”età dell’obbligo. E poi azioni volte a tutelare i soggetti più vulnerabili ed esposti ad un maggior rischio di marginalità.
Legge e diritti La polemica sui Rom e Sinti che scavalcano italiani e toscani nell”assegnazione delle case popolari per il presidente della Toscana Enrico Rossi però è mal posta. Anzi, «l’argomento proprio non si pone» ha risposto il Governatore ai giornalisti, durante la presentazione dell’intesa. «Tutte le etnie sono soggette alla stessa legge e agli stessi diritti – ha evidenziato Rossi -. Lo dice la Costituzione e gli alloggi di edilizia pubblica si assegnano e saranno assegnati in base alla legge. Se fosse altrimenti, sarebbe un reato». La statistiche sulla assegnazioni in Toscana parlano del 91,2 per cento degli alloggi toscani vanno ad italiani, l’8,8 per cento a stranieri nonostante che nella regione vivano quattrocentomila immigrati da altri nazioni che sono ben oltre il dieci per cento della popolazione. «Il problema semmai – ha proseguito Rossi – è che sull’edilizia pubblica si investe poco. Noi come Toscana e con le nostre risorse, l’abbiamo fatto».
Il ruolo dei Comuni Negli interventi volti al superamento dei campi nomadi, obiettivo di una direttiva nazionale approvata dal governo Renzi e concordata anche con le comunità Rom e Sinti, la Regione interverrà al massimo fino a metà della spesa; il resto dovranno aggiungerlo le amministrazioni locali, che potranno presentare un progetto anche in forma associata o attraverso un’Unione, oppure le Società della salute. Le risorse sono affidate ad un bando che sarà presto pubblicato, le cui linee essenziali sono già state deliberate questa settimana dalla Giunta. L”atto è stato presentato dal presidente Rossi e dall’assessore alla salute e al sociale Stefania Saccardi. Gli interventi da finanziare dovranno concludersi entro la fine dell’anno. Già pronto – e già firmato oggi dai Comuni di Firenze, Prato, Carrara, Sesto Fiorentino e Lucca – è invece il protocollo d”intesa che la Regione propone ai Comuni, portato in giunta sempre dal presidente Rossi assieme di nuovo all”assessore alla salute e all’assessore all’istruzione e al lavoro Cristina Grieco. E il senso è chiaro: l’obiettivo di una maggiore integrazione si persegue solo con un’azione di squadra tra più amministrazioni e vanno dunque valorizzate le sinergie. «In Europa ci portano per bocca e ci definiscono come il ‘paese dei campi nomadi’. E’ una situazione innaturale e a volte indecorosa – chiosa Rossi – ma per superarla la soluzione non sono le ruspe, che spesso spostano il problema solo un po’ più in là. Con le nostre azioni noi pensiamo di dare un ulteriore contributo a quanto già fatto negli ultimi quindici anni».
Iniziative mirate Poi un appello alle Prefetture, affinché «vengano effettuati sopralluoghi nei campi e perché le forze dell’ordine assicurino controlli periodici, costanti e continui». Il protocollo d’intesa firmato oggi dai primi cinque comuni intende promuovere e realizzare azioni volte ad assicurare il superamento dei campi nomadi e il sostegno all’inclusione, ma prevede anche una maggiore presenza delle istituzioni nei campi, per assicurare un maggior rispetto della legalità come pure della conoscenza reciproca, oltre alla tutela e protezione dei diritti dell”infanzia e dell’adolescenza con verifiche più intense sull’adempimento dell’obbligo scolastico e formativo in collaborazione con gli enti locali e le istituzioni scolastiche. L’accordo prova a disegnare una nuova governance e a sviluppare iniziative mirate in primo luogo al progressivo ridimensionamento delle grandi concentrazioni residue e al superamento di campi e insediamenti, riorganizzando le aree di sosta oppure attraverso interventi di bonifica, ripristino e demolizione. «L’individuazione delle singole soluzioni di dettaglio è affidata ai sindaci ed assessori sul territorio» ha concluso Enrico Rossi.