FIRENZE – Un front office d’accoglienza per chi scappa dall’Ucraina, un punto di riferimento, un approdo sicuro al quale gli ucraini arrivati in Toscana possano rivolgersi per essere seguiti sia per questioni pratiche come l’alloggio, sia per questioni sanitarie.
E’ l’idea del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che da venerdì, in base all’ordinanza del Consiglio dei ministri (Dipartimento protezione civile), è anche commissario per l’emergenza umanitaria e che questo pomeriggio insieme all’assessora alla protezione civile Monia Monni ha fatto il punto sull’accoglienza profughi.
“Il primario obiettivo è individuarne uno prima a Firenze, poi in una località della costa, la scelta è tra Pisa o Livorno”.
“In questo ruolo che il Governo ha assegnato a me e agli altri presidenti di Regione – spiega Giani- sono tre i compiti principali. Innanzitutto quello di seguire tutte le operazioni di una prima accoglienza per chi non trova più spazio nei Cas organizzati dalle prefetture. Li orienteremo verso gli alberghi di prima accoglienza per differenziarli dagli alberghi sanitari covid. Il secondo compito riguarda i trasporti affinché gli ucraini possano avere condizioni agevolate per gli spostamenti; terza questione- precisa Giani- è legata alla sanità: ci stiamo organizzando in riunioni periodiche , la prima stamani, ed il primo obiettivo è appunto un front office sia a Firenze che in una località della costa”.
Giani lo definisce “un punto di riferimento anche per gli ucraini che arrivano con i loro mezzi e che vogliono uno sportello di informazioni, un luogo fisico in cui avere quelle indicazioni indispensabili da seguire al momento dell’arrivo”.
Varie le ipotesi in campo al quale il presidente sta lavorando insieme all’assessora Monni e al dipartimento della protezione civile regionale.
“Vi è tutta la parte sanitaria su cui seguirli- aggiunge Giani- , per questo il nostro direttore della sanità ha già elaborato una circolare con cui si precisa il tampone da fare , le vaccinazioni, non solo quella covid, ma tutte quelle necessarie alla protezione dalle varie patologie. E poi l’organizzazione di beni e viveri sia per chi vuole lasciare qualcosa, sia per trasporti in Ucraina o nei campi vicini. Nel momento in cui nelle prossime ore individuiamo il luogo di front office – aggiunge il presidente – e viene lì creato un’unità operativa attraverso il dipartimento della protezione civile, possiamo far fronte in modo coordinato alle esigenze”.
“Per ora agiamo in assenza di un piano di assegnazione di quote – specifica Monni- e regolazione dei flussi e molti arrivano fuori dalla rete istituzionale di accoglienza. Sono ospitati da famiglie di amici o parenti. È un’ottima soluzione perché consente a chi scappa dalla guerra di essere accolto da persone con cui c’è un rapporto affettivo e questo può rendere meno doloroso questo difficilissimo momento. Però bisogna garantire la sicurezza sanitaria sia di chi è accolto che di chi accoglie. Per questo abbiamo istituito il numero verde istituito il numero verde 800-556060. Anche chi accoglie – conclude Monni- può chiamare questo numero per segnalare l’arrivo dei profughi che potranno così essere sottoposti a screening sanitario e tampone perché è giusto garantire la massima sicurezza di chi arriva, ma anche di chi accoglie e di tutti noi. A questi cittadini verrà attribuito un codice e avranno accesso non solo al tampone, ma anche alle cure sanitarie di cui hanno bisogno”.