ANGHIARI – Sul coronamento della diga di Montedoglio, in prossimità dello sfioratore, è iniziato il sopralluogo di una delegazione della commissione regionale Sviluppo economico e rurale, guidata dalla presidente Ilaria Bugetti (Pd) con i consiglieri regionali del Partito democratico Marco Niccolai, Anna Paris, Vincenzo Ceccarelli e Lucia De Robertis. L’obiettivo del sopralluogo è stato vedere la fine dei lavori correlati al ripristino dello sfioratore superficiale, sul fiume Tevere, e visitare un nodo di diramazione significativo dell’adduzione in Valdichiana.

Nel corso della visita alla diga, una delle infrastrutture fondamentali del sistema irriguo dell’Italia centrale per la Toscana e per l’Umbria, sono state illustrate le prospettive di possibile fruizione della risorsa idrica insieme ai progetti della rete di adduzione già finanziati e di quelli presentati ed in attesa di finanziamento a valere sulle disponibilità dei Ministeri competenti (MIPAAF e MIMS). A guidare i rappresentanti del Consiglio sono stati il presidente e il direttore di Eaut Simone Viti e Andrea Canali.

 

“Il mandato che si è dato il nuovo Cda, appena insediatosi, è di sviluppare le attività dell’Ente in un contesto che presenta alcuni aspetti e contesti favorevoli – ha precisato Viti -. La chiusura dei lavori e della problematica della Diga di Montedoglio, a seguito del crollo del 2010, l’inizio delle attività di invaso della Diga sul Chiascio, l’appalto e la gestione di ulteriori condotte per circa 150 milioni di euro, a seguito di finanziamenti richiesti ed ottenuti dal MIPAF e dal MIT, anche dentro il capitolo PNNR, devono rappresentare una svolta che dovrà coinvolgere anche gli enti vigilanti, Regioni Toscana ed Umbria, Mipaf e Mise. Con questo cambiamento si dovranno valorizzare e meglio utilizzare le importanti risorse idriche gestibili, in un contesto di carenza di acqua sia per il settore irriguo che potabile”.

 

“L’ultimazione dei lavori consentirà a regime, una volta completato l’iter di invasi sperimentali previsto dalla speciale normativa per le dighe, di disporre di un volume invasato di 145,5 milioni di metri cubi, di cui 135 regolabili senza sollevamento. Questo permetterà di garantire il servizio idropotabile e irriguo a gran parte della Toscana orientale, dell’Umbria settentrionale e fornire una garanzia di tenuta anche nella eventualità di situazioni emergenziali legate ai cambiamenti climatici”. Canali ha sottolineato “nell’esecuzione delle opere, eseguite in ottemperanza alle disposizioni normative vigenti di adeguamento e miglioramento sismico, le attività di cantiere sono state caratterizzate da una complessa catena di controllo che ha coinvolto anche gli uffici della Direzione generale per le dighe e le infrastrutture Idriche del MIT, con particolare riferimento alle procedure di accettazione dei materiali e alla loro messa in opera con prove di laboratorio ed in situ oltre al controllo del comportamento una volta messi in opera”. Canali ha ricordato che EAUT sta procedendo, pur nelle contingenti difficoltà determinatesi in correlazione alla speculazione internazionale che ha causato un sensibile rialzo dei prezzi delle materie prime e dei loro derivati, “nell’appalto e realizzazione delle opere finanziate dallo Stato per circa 100 milioni di euro, correlate alla Diga di Montedoglio, finalizzate al completamento ed efficientamento delle erogazioni in Valtiberina Toscana, Alto Tevere Umbro, Valdichiana Aretina e Senese oltre che le aree contermini al lago Trasimeno in Umbria”.

 

“Dopo due anni di pandemia era importante come commissione – ha detto la presidente Bugetti – toccare con mano l’importanza e la strategicità di questo luogo. Abbiamo la consapevolezza che luoghi come questo sono preziosi per tutta la Toscana sia per l’agricoltura che per la risorsa idropotabile e quindi sono un bacino e un patrimonio che insieme agli altri laghi della regione sono pronti a fronteggiare le emergenze idriche del futuro”. “Stiamo visitando il luogo dove gli effetti della siccità – ha concluso – si vedono ancora, ma è importante continuare su questa strada per mantenere lo stato idrico necessario”. 

  

“Ci sono voluti molti anni, ma questo è conseguenza della burocrazia del nostro Paese – ha detto il consigliere Pd del territorio Ceccarelli – L’ente ha lavorato bene e oggi vediamo che tutto è ricostruito e questa diga è tornata nel pieno delle sue funzioni. Adesso il problema è un altro ed è quello legato ai cambiamenti climatici e alla meteorologia, vediamo come il livello dell’acqua sia molto scarso e speriamo che le piogge invernali possano ricostituire quello che è un polmone straordinario sia dal punto di vista idropotabile che dell’irrigazione per l’agricoltura”.  

 

“Un’opera strategica – l’ha definita il consigliere Niccolai – senza opere come questa saremmo tutti più in difficoltà. Anche in questo caso si conferma come le aree interne diano servizi a tutto il territorio, quest’acqua contribuisce all’irrigazione della Toscana meridionale e dell’Umbria e così come alle esigenze idropotabili ed è una ricchezza e una risorsa in tempo di cambiamenti climatici”.

 

“Un posto da vedere – ha concluso Paris – perché ci si rende conto di cosa significhi fare investimenti di milioni e milioni realizzati grazie allo Stato e alla Regione e ora abbiamo un’opera fondamentale per i nostri cittadini”. 

 

L’ingegner Thomas Cervini ha ricordato che l’opera, iniziata nel 2019, esce da questo lungo periodo più sicura grazie ai lavori effettuati che rispondono in pieno, tra l’altro, alle ultime norme antisismiche. “La nuova struttura di sfioro in cemento è stata costruita di 50 centimetri più larga della precedente e di un metro più bassa, in base alle indicazioni fornite dalla Direzione Generale Dighe”. L’invaso sarà riempito gradualmente con un programma sperimentale concordato con la Direzione Generale Dighe per valutare e controllare il comportamento delle opere. Sarà un innalzamento progressivo e controllato che dai 381 metri sul livello del mare arriverà ai 393,60 metri sul livello del mare, che è l’altezza massima che si potrà raggiungere con Montedoglio, pari a circa 140 milioni di metri cubi di acqua totali.

 

L’efficienza piena dell’invaso permetterà di garantire il servizio idropotabile e irriguo a gran parte della Toscana orientale, dell’Umbria settentrionale e fornire una garanzia di tenuta anche nella eventualità di situazioni emergenziali legate ai cambiamenti climatici.