«Se non avessi la certezza di poter lasciare gli Uffizi ad altri con un motore che funziona, senz’altro non avrei mai lasciato a metà della corsa». Lo ha detto il direttore della galleria Eike Schmidt, parlando, a margine dell’inaugurazione di una mostra, del suo nuovo incarico, a partire dal 2020, alla direzione del Kunstistorisches museum di Vienna. «Tutto continuerà come prima, anzi ora abbiamo tutti il vantaggio di sapere con maggiore precisione entro quando dobbiamo realizzare i progetti fondamentali; lo sapevamo anche prima, ma ora abbiamo una data più precisa – ha aggiunto Schmidt – il mio compito qui era e resta quello di cambiare le cose, perché tutto non sia come prima: ora sono ancora nella prima metà del mio mandato, c’è ancora tanto da fare, ed io e i miei collaboratori abbiamo tante energie. Non c’è da preoccuparsi». Schmidt ha poi parlato della riforma che lo ha portato tre anni fa ad arrivare agli Uffizi ed ora ad avere anche un confronto sul suo cambio di museo con il Ministro, Dario Franceschini. «La riforma franceschiniana dei Beni culturali viene guardata all”estero con grande interesse; non solo, viene osservata con grande ammirazione, e, devo dirlo, anche con un pizzico di gelosia» ha detto il direttore degli Uffizi Schmidt.

Sano principio della rotazione Parlando della riforma, Schmidt ha sottolineato che le nuove norme hanno inserito anche il ‘sano’ principio «della rotazione degli incarichi: in precedenza questo ‘cardine’ fondamentale in altri settori come diplomazia, banche, carabinieri, in cui gli spostamenti sono un principio applicato da molto tempo, non c’era, ma è stato introdotto con la riforma. Per esempio, proprio nei giorni scorsi è stato nominato il nuovo segretario generale del Mibact, (Carla Di Francesco, subentrata ad Antonia Pasqua Recchia) una posizione gerarchicamente più alta del direttore degli Uffizi, e che tra l’altro «rimarrà per poco più di un anno; dunque la rotazione e i mandati a scadenza anche nei beni culturali non sono più una novità e questo è sano». Quanto alla sua decisione di accettare l’incarico al Kunstistorisches, il direttore degli Uffizi ha spiegato di averne «prima e dopo, parlato con il ministro Franceschini e non solo: si tratta di scelte importanti, che devono essere condivise. Abbiamo avuto colloqui molto cordiali».