mps_.jpgQuattro giorni per salvare la banca sul mercato. È il tempo rimasto a Mps che, con la settimana che si apre, si gioca il tutto per tutto per evitare l’intervento dello Stato: conversione dei bond subordinati, con l’obiettivo di portare a casa almeno un altro miliardo e mezzo, collocamento istituzionale, con il ruolo di anchor investor che si spera ancora il Qatar voglia ricoprire (con un investimento di circa un miliardo). E maxi-cartolarizzazione di 27,7 miliardi di sofferenze per la quale si attende ancora la firma di Atlante.

Aumento di capitale lampo Una operazione complessa e rischiosa per ammissione della stessa banca, che seguirà l’intero processo fin da lunedì mattina con un Cda a Milano e ne farà una valutazione finale, sempre con una riunione del consiglio, venerdì a Siena. Basta infatti che uno solo dei tasselli non vada al suo posto per far saltare il banco. E aprire le porte al salvataggio pubblico che i vertici di Rocca Salimbeni stanno cercando di scongiurare in ogni modo. Mentre su un utilizzo improprio del paracadute statale arriva il monito di Berlino, per voce di uno dei 5 saggi consiglieri di Angela Merkel, Christoph Schmidt. Un eventuale intervento pubblico, ha detto alla Waz, dovrà rispettare le regole e non pesare su tutti i contribuenti. Se l’Italia non rispetta le regole «alla prima grande prova – è il ragionamento – l’unione bancaria non è credibile».

Un’operazione complessa I tempi per l’aumento, comunque, sono strettissimi. Entro mercoledì si chiuderà’ la nuova conversione dei bond subordinati, che punta a coinvolgere soprattutto i circa 40mila piccoli risparmiatori che non hanno partecipato alla prima tranche (chiusa con circa 1 miliardo) e che hanno in portafoglio circa 2 miliardi di obbligazioni. Sempre entro il 21 i piccoli azionisti potranno aderire all’aumento vero e proprio, prenotando azioni per minimo 50 euro. L’offerta pubblica è destinata a chi già possiede azioni Mps per il 30% mentre il 5% è aperto al pubblico indistinto, con il paletto della clausola di inadeguatezza bloccante (chi non ha un profilo di rischio adeguato secondo i criteri «più cautelativi» Mifid non potrà partecipare all’aumento). Il collocamento istituzionale si chiuderà invece il giorno successivo, il 22 dicembre. Da lunedì un pool di banche di affari – guidato da Jp Morgan e Mediobanca – comincerà a sondare soci e investitori per capire quale sia la loro disponibilità e, nel caso, quanto siano disposti a pagare le singole azioni. Il range va da 1 a 24,9 euro e a determinare il prezzo finale sarà il riscontro del mercato, anche se gli addetti ai lavori pronosticano che la cifra non si discosterà troppo da quella più bassa.

Aiuti di Stato come seconda istanza Anche il Tesoro, socio con il 4%, dovrà decidere se seguire o meno l’aumento. Per non diluire la quota basterebbero 200 milioni. Ma si starebbe valutando anche la compatibilità con le regole europee di un aumento della quota, con un investimento fino 6-700 milioni. Se si aprirà l’ombrello pubblico vero e proprio, invece, dovrebbe scattare la conversione forzata delle obbligazioni subordinate. L’esecutivo, che ha pronto nel cassetto un decreto con una soluzione ‘di sistema’ per le banche, starebbe ancora cercando di evitare di replicare il meccanismo utilizzato per le 4 banche (azzeramento e poi ristoro). Il provvedimento, in ogni caso, sarà varato solamente se la banca alzerà bandiera bianca, certificando il fallimento dell’operazione di mercato. Il decreto prevede un fondo per i salvataggi da 15 miliardi (da utilizzare quindi non solo per Mps ma anche per altri istituti in crisi, dalle venete a Carige), che deve però preventivamente essere autorizzato dal Parlamento perché aumenta il debito. Il testo dovrebbe contenere anche l’attivazione per circa 80 miliardi della garanzia sulla liquidità sullo schema già autorizzato da Bruxelles in estate (e fino a fine 2016), e alcune altre misure per il sistema, tra le quali lo slittamento della scadenza per la riforma delle popolari.