paesaggio-300x200Tra Soprintendenze – in particolare tra quelle ad oggi denominate “per i beni architettonici e per il paesaggio”: BAP – e Comuni i rapporti non sono idilliaci. Nelle tortuose procedure previste dal Codice che regolamenta la materia il potere degli organi periferici dello Stato ha mantenuto, almeno formalmente, un ruolo che lo mette – o dovrebbe metterlo – al riparo da pressioni esterne. I pareri elaborati dalle commissioni per il paesaggio istituite dai Comuni sono esposti, per le aree rilevanti, al successivo vaglio delle Soprintendenze, che pronunciano una sorta di sentenza ultima, anche se impugnabile presso il Tribunale amministrativo regionale, al pari di ogni altro atto. Non si contano i casi di frizione o di esplicito disaccordo. E non solo per questioni urbanistiche – secondo un lessico ormai in disuso – ma, in genere, di progetti che devono contemperare salvaguardia della  storicità ed inserimento del nuovo in zone sottoposte a vincolo in ragione dei loro valori culturali e artistici. Il rapporto tra volontà degli enti locali e superiore controllo soprintendenziale è tra i temi caldi della riforma del MiBACT. Il Premier Matteo Renzi non ha mai nascosto la sua ostilità verso sedi avvertite come sovraordinate depositarie di una visione più ostativa che collaborativa. Nota è la perfida battuta sulle acide «vecchie zie» che, guardinghe, non aspetterebbero altro che opporre divieti o blocchi al fervore operativo degli intraprendenti sindaci. Le cronache fiorentine e toscane sono piene di baruffe poco edificanti.

Stop alle incomprensioni Per attenuare queste potenzialità di contrasti nel recente Decreto Cultura 31 maggio 2014 n. 83, convertito in legge il 28 luglio, è stato stabilito che, su richiesta d’un’amministrazione coinvolta nel procedimento, o addirittura d’ufficio, il parere della Soprintendenza possa essere di nuovo preso in esame da una Commissione regionale di garanzia interna al MiBACT. Tale  provvedimento servirebbe a garantire, si è detto, «il buon andamento dei procedimenti autorizzatori» e ad evitare o diminuire  le frequenti incomprensioni. A richiedere l’azione della Commissione non potrà dunque essere un privato, ma solo un’altra amministrazione purché coinvolta nel procedimento, come ad esempio un Comune. Ricevuta la richiesta di riesame, la Commissione avrà dieci giorni di tempo per decidere e se non lo farà sarà confermata la decisione del soprintendente. La procedura si applica anche nell’ipotesi di diniego espresso in sede di conferenza dei servizi. Le Commissioni di garanzia per la tutela del patrimonio culturale saranno composte esclusivamente da personale appartenente ai ruoli dello stesso MiBACT e costituite a livello regionale o interregionale. Per capire la loro strutturazione occorrerà attendere il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero. Cosa accadrà se la Commissione di garanzia formulerà rilievi sul parere della Soprintendenza, il provvedimento non lo chiarisce. A parte questa procedura, che non è un dettaglio privo di incidenza, le prospettive che si delineano dovrebbero sfociare in innovazioni di sostanza, in un radicale mutamento  di ottiche.

Confronto critico e trasparente collaborazione Tra Soprintendenze e Comuni è necessario, piuttosto, che intervenga sistematicamente una logica di confronto critico e di trasparente collaborazione. Se molte città toscane hanno serbato l’essenziale delle loro forme si deve a vincoli sopportati con disagio e avversati con fastidio, ma in pratica efficaci. Ora si è finalmente scoperto che i beni artistici possono dare un contributo enorme ad una ripresa dell’economia qualitativamente alta e alimentata da risorse tipiche del paesaggio italiano. Sarebbe paradossale che mentre si moltiplicano i panegirici in materia si indebolissero gli organismi preposti ad assicurare una tutela uniforme del patrimonio e a conservarne i caratteri. Tra Comuni e Soprintendenze è l’ora di una seria alleanza, coerente con le linee del  piano paesistico predisposto dalla Regione. Diffidenze e ostilità devono essere  superate in una visione solidale e condivisa del futuro. Se alle lodevoli dichiarazioni  devono far seguito politiche conseguenti, non si vede perché si debbano indebolire o aggirare quegli uffici periferici del MiBACT chiamati a basare su criteri oggettivi e chiare valutazioni estetico-ambientali decisioni da sottrarre più che mai a politiche accidentali o alla rapacità di rovinose speculazioni. Semmai è il caso di dotarli di mezzi più adeguati e di immettervi un personale di moderna formazione, combattivo e autorevole, in grado di badare al sodo e di farsi ascoltare.

di Roberto Barzanti