Ieri, domenica 27 settembre, era la Giornata mondiale del turismo.
La cosa non ha avuto una grande eco in Italia, ma per una volta la cosa non mi ha amareggiato. Penso infatti che queste giornate mondiali non abbiano in generale una grande utilità, soprattutto quando – come in questo caso – la data prescelta è “semplicemente” il giorno in cui è stata costituita la United Nations World Tourism Organization (Unwto), che è appunto l’organizzazione mondiale del turismo.
Non male, devo dire, è stato lo slogan prescelto “Un miliardo di turisti. Un miliardo di opportunità”, tanto più che con questi ritmi di crescita, superiori al 4% ogni anno, la previsione è di superare il doppio di questa cifra, ovvero i due miliardi di turisti, prima del 2035.
Molto più interessante è l’insistenza – possiamo dire l’ossessione – con cui ogni documento dell’Unwto sottolinea il ruolo economico e sociale del turismo, come volano di sviluppo positivo per tutti i paesi del mondo.
E’ un aspetto che tendiamo a perdere di vista in Italia, dove rimane la difficoltà a considerare il turismo un settore economico vero e proprio, non meno importante di fonti energetiche, automobili, manifattura, moda o cibo. Ci concentriamo sempre sugli aspetti romantici o le novità stravaganti, invece di guardare a ricadute economiche positive (e sostenibili) e buona occupazione.
Il messaggio del segretario generale dell’Unwto, Taleb Rifai, è stato chiaro: «Questo miliardo di turisti hanno fatto del turismo un importante settore economico, contribuendo al 10% del PIL mondiale e il 6% delle capitali esportazioni totali. Eppure questi grandi numeri rappresentano non solo una forza economica, ma anche una grande, potenziale e crescente capacità di affrontare alcune delle capitali sfide più urgenti, tra cui la crescita socio-economica, lo sviluppo inclusivo e la conservazione dell’ambiente […] Ogni undici posti di lavoro in tutto il mondo, uno è legato al turismo. E’ una preziosa fonte di sostentamento per milioni di persone. Costruito intorno i milioni di incontri interculturali che avvengono ogni giorno in diversi angoli del mondo, il turismo è anche una chiave per una maggiore comprensione del mondo al di là dei nostri confini, il primo passo nella costruzione della pace e tra le comunità e le nazioni […] Ogni volta che viaggiamo, diventiamo parte di un movimento globale che ha il potere di guidare il cambiamento positivo per il nostro pianeta e per tutte le persone».
Il contrasto con le parole vane, le polemiche di bottega e le proposte vuote di tanti nostri convegni, a me sembra stridente.