bab«È evidente che serve una regolamentazione adeguata e giusta che permetta ai nostri operatori di lavorare in sinergia con tutto il mondo ricettivo senza incertezze e vuoti normativi. Per questo motivo chiediamo alla Regione Toscana di aprire un tavolo di confronto per esaminare l’ipotesi di una proposta di legge da approvare in sede di Consiglio regionale nel più breve tempo possibile che sia in grado di inquadrare legalmente la nostra attività e che riconosca la nostra professione così come sta avvenendo in altre regioni d’Italia».  È quanto chiede Lorenzo Fagnoni, portavoce della community “Ospitalita’ alternativa” che rappresenta un gruppo di 60 operatori del settore extra-alberghiero, che gestiscono 1.100 strutture e nel 2015 hanno ospitato 340 mila persone con un fatturato di 10 milioni di euro. Un mercato, esploso col fenomeno di Airbnb e che la Regione Toscana adesso vuole regolamentare.

Ospitalità extralberghiera in Toscana «Questo perché non solo vogliamo contribuire versando ciò che è dovuto (tassa di soggiorno e tasse sui redditi fondiari) – ha aggiunto Fagnoni – e adempiendo agli obblighi di sicurezza e di comunicazione e statistiche, ma allo stesso tempo vogliamo essere tutelati per ciò che la nostra professione rappresenta». Fagnoni, in primo luogo, intende rivendicare il ruolo degli operatori locali. «l nostro obiettivo – ha evidenziato- è quello di rendere gli intermediari e i canali che operano in questo mercato dei veri e propri sostituti d’imposta per Irpef/cedolare secca e tassa di soggiorno per i proprietari degli immobili e i soggetti di riferimento e gestire le stesse comunicazioni previste per legge. L’offerta del nuovo modo di fare impresa, legato al web e alle nuove tecnologie, ha permesso di far  emergere un settore come il nostro e le opportunita’ che ne conseguono sia per Firenze che per tutta la Toscana. Ad oggi siamo fermi alla legge regionale 42/2000 che, di fatto, esclude tutto il settore del turismo online e non parla di locazione turistica causando quindi irregolarita’ e zone d’ombra in tutto il settore ricettivo».  Del resto, ha concluso Fagnoni «la nostra attività esiste da sempre e vogliamo contribuire ad elevare la qualità della ricezione turistica nel nostro territorio. Il fatto di non essere considerati nè alberghi nè case vacanza e, quindi, non essere riconosciuti apertamente dalla legge non significa che dietro questa attività non ci siano veri e propri professionisti in grado di ospitare al meglio il cliente che si trova in città per lavoro e rendere indimenticabile il periodo trascorso nel nostro territorio».