12 04 2007 Brescia Inps cartelle previdenziali istituto nazionale previdenza sociale Ph.FotoLive Ettore Ranzani

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False assunzioni, in ditte non operative, per richiedere l’indennità di disoccupazione: è la presunta truffa all’Inps scoperta dalla Guardia di Finanza di Arezzo che sta eseguendo perquisizioni in più regioni: 76 gli indagati, per lo più residenti in Campania, molti già conosciuti alle forze dell’ordine, tra richiedenti e percettori dei contributi. Campano anche il ‘deus ex machina’ del raggiro, rappresentante legale di due società dell’aretino che avrebbero richiesto l’indennità.

Omessi contributi Secondo quanto spiegato dalle Fiamme Gialle, ammonta a circa 140.000 euro l’importo erogato dall’Inps, causa raggiro, mentre altri 35.000 sono i contributi pronti a essere erogati ma bloccati dall’istituto di previdenza. Le perquisizioni sono state effettuate nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Bologna, Parma, Perugia, Roma, Modena ed Arezzo. Ed è nel territorio dell’aretino, in Valdichiana, che avrebbe gravitato il legale rappresentante delle due società coinvolte, operanti nell’edilizia e nell’installazione di impianti elettrici, per la Gdf non operative dal 2010 e prive di sedi e strutture. Ditte che, attraverso la presentazione di false attestazioni di assunzione e con la complicità «di richiedenti e percettori dei contributi, figuravano di aver regolarmente assunto le maestranze, omettendo di versare i previsti contributi» all’Inps «attraverso una compensazione di crediti di natura tributaria non spettanti o inesistenti, per poi dichiarare di essere in crisi e consentire al ‘lavoratore’ di essere messo in mobilità e usufruire delle previste indennità», di disoccupazione e delle prestazioni sociali Aspi e Miniaspi. Per i finanzieri, «l’organizzazione, per rendere difficoltosi i controlli, presentava la documentazione senza nemmeno troppo scomodarsi, telematicamente, presso le sedi Inps di competenza in base alla residenza del richiedente e riusciva a beneficiare di incentivi che andavano dai 1.500 ai 5.000 euro a seconda dei periodi di lavoro dichiarati». I reati ipotizzati vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di prestazioni pubbliche, alla falsità materiale commessa da privato e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.