Risale esattamente a due anni fa – 22 agosto 2014 – la prima manifestazione dei cittadini di Barcellona contro i troppi turisti e molto spesso “maleducati”, che andavano in giro praticamente nudi per la città, erano molto spesso ubriachi, vomitavano e pisciavano dovunque, tenevano la musica alta fino alle 3 di notte e davano linfa vitale ai bed&breakfast abusivi, per cui chiunque avesse una camera la affittava in nero per tutta la stagione estiva. E non furono pochi i catalani che urlavano: «Non vogliamo fare la fine di Venezia».
Il 18 agosto 2016 ecco un articolo del Corriere del Veneto che dà notizia dei volantini a Venezia contro i turisti maleducati: c’è voluto un po’ di tempo, ma anche quello che era indicato come l’esempio negativo di città turistica, ha cominciato a ribellarsi a quelli che hanno stampato su semplici fogli A4 come maiali in costumi che gettano rifiuti a terra e le scritte «Stop. I’m not welcome in Venice».
L’inglese è scorretto, sarebbe «welcome to Venice», ma il punto non è questo, naturalmente. Il fatto che i residenti hanno ragione a chiedere forme di turismo più rispettose, ma passano i mesi, passano gli anni, e nemmeno si prova a fare qualcosa. Gli alibi sono effettivamente a portata di mano: interessi economici troppo forti (per Venezia si parla di 24 milioni di turisti e un giro di affari di un miliardo di euro, anche se non si capisce mai quali siano le fonti) e l’impossibilità di mettere un reale filtro alla presenza di persone sempre meno rispettose dei luoghi che visitano. Proprio il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha detto che l’unica soluzione – drastica ma efficace – sarebbe una zona a traffico limitato dei turisti, con tanto di tornelli per contare quante persone sono entrate, ma ha concluso che considera la sua stessa proposta come poco realizzabile.
Il dibattito riguarda non solo le mete più frequentate (Roma, Firenze), e spesso con problemi di spazio e di logistica (Capri, Cinque Terre), ma un numero crescente di città e destinazioni turistiche.
Servono misure anche drastiche, da sperimentare con umiltà e attenzione, e da monitorare giorno per giorno da parte delle amministrazioni cittadine.
Di sicuro la risposta non sta nelle parole pronunciate da Dorina Bianchi, sottosegretario al ministero dei Beni Culturali: «È un aspetto che si potrebbe affrontare in un confronto tra la Conferenza Stato Regioni e Anci, potremmo avviare un tavolo per individuare criticità e ragionare su possibili soluzioni… l’obiettivo è valorizzare tutto il territorio per diversificare l’offerta e decongestionare mete troppo gettonate con percorsi alternativi».
Direi proprio di no.