SIENA – «Per la prima volta il Comune di Siena, per volontà del suo primo cittadino e mia, che ho raccolto l’invito del sindaco De Mossi, produce un suo spettacolo. Quale migliore occasione per far partire la stagione se non quella di presentare alla città il primo nato di questa mia collaborazione con i Teatri di Siena?».
La domanda del direttore artistico Alessandro Benvenuti serve anche a spiegare perché il 19 novembre la stagione 2021 – ’22 inizia al Teatro dei Rinnovati con il debutto di ‘Certi di esistere’, «la mia creatura», aggiunge l’artista. Replica, sempre alle 21, il 20; il 21 novembre alle 17. Il cartellone continua fino ad aprile portando sul palco attori classici del grande teatro, come Silvio Orlando, Monica Guerritore, Giuseppe Cederna, altri.
‘Certi di esistere’ consolida il suo rapporto con Siena?
«Un teatro che non produce cultura ma solo la veicola limitandosi ad accogliere proposte di altri, a mio giudizio, è un teatro a metà. Un luogo che non sfrutta pienamente le sue potenzialità. Vivere e lavorare a lungo a Siena, per me e per Chiara, la mia insostituibile anima gemella, è stata un’occasione unica per capire meglio l’essenza del luogo e delle persone che lo abitano, così da sondarne a fondo vezzi, vizi e virtù».
Un cartellone importante tanto più perché dal 2020 l’emergenza ha impedito che i Teatri di Siena si esprimessero nella loro completezza, soprattutto in termini di rapporto con il pubblico. La stagione della rinascita?
«Anche di passaggio. Che poi sia della rinascita, dipenderà anche da come, con le nostre scelte di cittadini, sapremo comportarci per non essere di nuovo condizionati dalla pandemia. Sicuramente un cartellone importante per nomi e per ciò che di simbolico propone. I nomi sono nel programma; per ‘simbolico’, alludo ai titoli ‘Certi di esistere’, una promessa mantenuta con un anno di ritardo, e a ‘Benvenuti in Casa Gori’: doveva essere un omaggio alla città di Siena nel Natale precedente, chiude questa stagione dei Rinnovati con l’auspicio che la prossima sia meno problematica da organizzare. Ricordo, per inciso, che i ‘Gori’ saranno riallestiti solo per Siena. Una fatica non da poco che spero sia presa come una dimostrazione di affetto per la città».
‘Vi abbiamo riservato un posto speciale’, un cartellone con tredici titoli: un filo conduttore?
«Solo la qualità. C’erano spettacoli e artisti saltati nelle due stagioni precedenti da recuperare; inoltre, nel definire accordi con le compagnie teatrali, abbiamo dovuto concorrere con realtà nazionali e private molto più rapide di un teatro comunale come il nostro. Così, abbiamo dovuto rincorrere a volte titoli e artisti i cui calendari si stavano rapidamente esaurendo. Nonostante questo, siamo riusciti a confezionare, ritengo, un cartellone di tutto rispetto per nomi e qualità. La speranza è soprattutto quella di tornare presto alla completa normalità per lavorare con meno affanno. Tengo a ricordare che ancora siamo un teatro molto molto giovane, avendo cominciato a camminare con le nostre gambe solo un anno e mezzo fa. Sarebbe auspicabile che tutti non lo dimenticassero».
Lei è direttore artistico dei Teatri di Siena dal 2019, il primo ad aver rivestito questo ruolo. Secondo lei, il vantaggio per la città e, in un’ottica di scambio reciproco, cosa ha dato Siena a Alessandro Benvenuti?
«Ciò che la città mi ha dato, non è ancora del tutto quantificabile. Le somme si tirano alla fine. Per adesso – Benvenuti presenta una positiva lista ‘provvisoria’ – , ecco ciò che posso dire di aver ricevuto: l’affetto e la fiducia incondizionata di un sindaco che spero di non tradire; un permesso di accesso al centro che mi consente di parcheggiare in Piazza del Mercato e – Benvenuti conferma il suo stile – per uno che viene da Pelago, è una libidine transitare in macchina da Piazza del Campo; la stima e l’abnegazione delle impiegate e impiegati che, nonostante siano in regime di part-time, restano sovente al loro posto, sforando l’orario perché c’è tanto lavoro; i sorrisi che mi dispensano le signore della portineria del Comune, quelle negli uffici del piano terra e del quarto piano; i saluti dei vigili e degli operatori sanitari ed ecologici; le battute degli avventori dei bar che frequento e mi dicono ‘Direttore sei i’ meglio!’, ai quali rispondo ‘Lo saprò!’, senza crederci troppo. Poi le persone per strada che mi sentono ormai come uno di loro! Basta, dai! Tanto tutti non li potrei nominare. Mi perdonino quelli che non ho citato. Sono solo un essere umano, ossia un qualcosa di molto molto limitato».
L’intesa con il Teatro della Pergola? Altre partnership?
«Per la Pergola, il futuro dipenderà anche dalle soddisfazioni reciproche di questa prima esperienza con la speranza dello sviluppo di altri progetti. Stiamo lavorando anche a nuove partnership».
Il Teatro dei Rozzi?
«Non ho mai fatto mistero del mio affetto per quel luogo. Nel 2023, Comune e Accademia dei Rozzi dovranno mettersi intorno a un tavolo, credo, e parlarne. Qui mi fermo perché non è materia di mia competenza».
I programmi, il futuro dei Teatri di Siena?
«Se potessi vedere il futuro, farei il chiromante di mestiere. In genere, le azioni continuano quando procurano gioia e contentezza a coloro che insieme le portano avanti. Questi primi tre anni, manca ormai poco a questa scadenza, sono stati per tanti versi una vera sofferenza. Con spirito di resistenza, irrazionalità e un pizzico di sana follia a volte, siamo riusciti ad arrivare quasi indenni fin qua. Dico quasi, perché i nervi di molti di coloro che hanno delle responsabilità nell’impresa – dall’ufficio teatri alla squadra tecnica – sono stati messi a dura prova dalle innumerevoli e impreviste novità che il destino ci ha regalato, sin dal giorno in cui ho assunto la direzione artistica. La volontà di fare, a me non manca davvero. Quindi ciò che di più sensato posso dire è che finché ci guideranno l’entusiasmo, il buon senso e l’intelligenza, i problemi troveranno sempre le loro soluzioni. Non resta dunque che metterci alla finestra per capire come sarà questo futuro» (www.teatridisiena.it)