Quasi trecento trapianti di cornee effettuati al Policlinico Santa Maria alle Scotte tra l’1 gennaio 2009 e il 30 giugno 2012. L’Oculistica senese si posiziona così al top in Toscana per questo genere di trapianti. Il risultato è frutto del lavoro portato avanti dall’équipe diretta dal professor Aldo Caporossi e dalla collaborazione con la Banca delle Cornee della Regione Toscana, che ha sede a Lucca e merito anche delle numerose donazioni di cornea effettuate da tante persone sensibili e generose.
Il femtosecond «Abbiamo a disposizione tre diversi tipi di trapianto di cornea – spiega Caporossi – e ne stiamo sperimentando una quarta tipologia, grazie ad un ottimo mix tra professionalità, esperienze, competenze e alta tecnologia». Circa il 60% dei trapianti vengono effettuati sostituendo tutta la cornea, grazie all’ottimo lavoro chirurgico che viene effettuato con un laser di ultima generazione, il femtosecond. «Con questa tecnica tagliamo la cornea a zig zag – aggiunge Caporossi – e la adattiamo perfettamente all’occhio, come se fosse l’incastro di una finestra. La seconda metodologia di trapianto, detta cheratoplastica lamellare posteriore, permette di trapiantare solo un velo sottile di cornea, la parte dell’endotelio che ha uno spessore di 100-120 micron, soprattutto per quei pazienti con problemi legati al postoperatorio della chirurgia di cataratta o glaucoma». L’endotelio è infatti una parte fondamentale dell’occhio perché, quando non funziona, le acque presenti nell’occhio gonfiano il tessuto corneale che si ispessisce e causa nebbia nella visione. L’acqua, inoltre, crea delle bolle nell’occhio, molto dolorose. «Il terzo tipo di trapianto che effettuiamo – prosegue Caporossi – chiamato cheratoplastica lamellare profonda, prevede invece la possibilità di trapiantare tutta la cornea tranne la parte dell’endotelio e, quindi, una superficie di 480 – 520 micron, soprattutto per pazienti con malattia del cheratocono e opacità della cornea».
DMEK La quarta via per il trapianto di cornea è attualmente in sperimentazione e si chiama DMEK. «Con questo sistema – conclude Caporossi – riusciremo a trapiantare un velo sottilissimo della cornea, di circa 16 micron, solo una piccola parte endoteliale. Stiamo lavorando sodo per affinare questa tecnica, molto complessa perché è come dover impiantare un velo di cipolla senza farlo sgretolare».