«L’effetto Nicholas continua nel tempo anche a distanza di 20 anni perché ogni volta che la gente ne sente parlare si ricorda”. Così Reginald Green, il papà del piccolo Nicholas ucciso nel 1994 raggiunto da un colpo di pistola alla testa, durante un tentativo di rapina sulla Salerno-Reggio Calabria, intervenendo oggi a Siena al congresso nazionale della società italiana trapianti d’organo.
«Fu semplice scegliere di donare i suoi organi» «In quel momento fu semplice prendere la decisione di donare i suoi organi – ha spiegato – perché già conoscevo la cultura della donazione, ho pensato che c’erano bambini che aspettavano». Del clamore e dell’affetto che la scelta dei genitori di Nicholas scatenò in tutta Italia, Reginald Green ricorda che «qualcuno disse che era tutta l’Italia che voleva abbracciarmi e l’abbraccio che ricordo con più piacere fu quello di Sophia Loren».
Il presidente della SITO: «Non facciamo abbastanza trapianti» Della necessità di diffondere la cultura della donazione in Italia ha parlato Franco Citterio, presidente della SITO, spiegando che «la trapiantologia italiana è una delle eccellenze del sistema sanitario nazionale, abbiamo ottimi medici, ottimi centri ma non facciamo abbastanza trapianti, dobbiamo investire nella cultura della donazione».Oggi in Italia si fanno «1700 trapianti di rene da persona deceduta a vivente – ha precisato Citterio -, un migliaio di fegato e 800 di cuore». Il congresso è in programma fino a venerdì 26 settembre con sessioni plenarie, riunioni di gruppi di studio, sessioni intersocietarie e numerose sessioni parallele di comunicazioni che consentiranno di presentare alla comunità scientifica e all’opinione pubblica lo stato attuale dello sviluppo della trapiantologia italiana.