Il nome dell’operazione richiama il sistema di spaccio messo in piedi dagli arrestati: Drive In. Di fatto gli acquirenti di cocaina e hashish, dopo aver concordato tempi e modi con i venditori, arrivavano con la loro auto ai limiti del bosco che circonda Orbetello, attendevano il loro turno e una volta riforniti se ne andavano via. Una vera piazza dello spaccio che riforniva l’alta provincia viterbese e la bassa grossetana, specialmente nella zona dell’Argentario. Ma se quella orbetellana è stata la prima piazza allestita allo scopo, ben presto i referenti ne hanno allestite anche altre, sparse tra le provincie di Lucca, Pistoia, Livorno, Massa Carrara e Torino. Un sistema collaudato che ha trovato la sua fine dopo le indagini condotte dai carabinieri di Pescia Romana e quelli della compagnia di Tuscania, coadiuvati delle compagnie di Grosseto e Orbetello, che hanno portato all’arresto di sei persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di 31 soggetti.

La ricostruzione Indagini partite nel luglio 2016, dopo gli accertamenti da parte dell’Arma nei confronti di uno spacciatore locale che hanno permesso di individuare la florida piazza di spaccio all’interno del bosco, gestita da tre marocchini e frequentata da molti giovani assuntori, alcuni dei quali già noti alle forze dell’ordine. Una scoperta che ha portato nell’immediatezza all’arresto di quattro persone, tra cui un italiano che riforniva i nord africani di cibo e di tutto il necessario per consentire loro di portare avanti l’attività. Da qui le indagini hanno permesso di localizzare le altre piazze di spaccio sparse in Toscana e non solo, tutte gestite all’interno di boschi, con tanto di pubblicità da parte degli spacciatori che informavano gli acquirenti su dove poter trovare i rifornimenti di droga, garantiti dai corrieri che durante la notte trasportavano gli stupefacenti. Un giro di affari quantificato dagli inquirenti in circa mezzo chilo di cocaina e un chilo di hashish alla settimana, per un valore di circa 50mila euro. La Procura di Grosseto ha iscritto perciò 31 persone nel registro degli indagati, mentre il gip del tribunale di Grosseto, accogliendo in parte le richieste della Procura, ha emesso un’ordinanza cautelare nei confronti di 11 soggetti.