Considerato con il fratello Ignazio a capo dei ‘Carateddi’, ritenuta una frangia ‘armata’ del clan Cappello legata ai ‘Cursoti’, Concetto Bonaccorsi è stato catturato in una casa al secondo piano della frazione di Traversagna di Massa e Cozzile, in provincia di Pistoia. Si era reso irreperibile a conclusione di un permesso premio all’opera ‘Don Guastella’ di tre giorni, dal 23 al 26 settembre 2016, quando non era rientrato nel carcere Secondogliano di Napoli. Da una decina di giorni agenti della squadra mobile di Catania si erano trasferiti in Toscana alla ricerca del suo covo. Durante un sopralluogo nella zona, ieri pomeriggio, hanno riconosciuto la moglie affacciata su un balcone, sul quale poco dopo hanno visto il boss preparare un barbecue. Personale delle squadre mobili di Catania e Pistoia hanno circondato l’edificio e fatto irruzione. Concetto Bonaccorsi non ha opposto resistenza. Nella casa sono state trovate una carta di identità e una patente di guida intestati a un catanese.
I reati Dopo la notifica del provvedimento restrittivo emesso dalla Procura generale di Milano per una condanna all’ergastolo per omicidio, associazione mafiosa e traffico di droga, il boss è stato condotto nel carcere di Prato. Tra i tanti casi in cui è stato implicato anche quello dell’uccisione di Marco De Zorzi, avvenuta il 21 aprile del 1993 a Cassalnovo (Pavia). In quell’occasione rimase bloccato nell’ascensore e catturato in flagranza di reato. Processato è stato condannato a 23 anni e nove mesi di reclusione. A Milano, il 6 febbraio del 2001, è stato condannato a 30 anni per l’omicidio di Angelo Maccarrone, commesso il 18 dicembre 1990. Insieme al fratello Ignazio è stato processato, ma lui prosciolto, dall’accusa di avere assassinato, il 21 febbraio del 1991, Giovanni Durante e Moreno Bennici, uccisi e i corpi gettati nella discarica di Robassomero (Torino) perché ‘colpevoli’ di avere rubato l’auto al boss Bonaccorsi. In quell’occasione, l’11 settembre del 1991, fu arrestato poco prima di sposarsi nel Municipio di Valverde (Catania), ma il matrimonio fu celebrato lo stesso. E’ stato coinvolto nelle operazioni antimafia Cuspide (1996) e Revenge (2009) e condannato all’ergastolo il 18 febbraio del 2000 con il capomafia ‘Jimmy’ Miano per l’omicidio di Angelo Barbera, che era a capo dei ‘Cursoti’ a Catania. Il delitto, commesso il 18 gennaio del 1991, diede vite a una sanguinosa faida mafiosa che, quell’anno, fece registrare oltre 100 morti ammazzati. Le indagini della squadra mobile sono state coordinate dalla Procura distrettuale di Catania.